L'Associazione Nazionale dei Funzionari di Polizia propone quote riservate alle seconde generazioni. “Conoscono linguae e cultura di chi ci minaccia, una risorsa inestimabile per le indagini”
Roma – 22 agosto 2014 – Quote riservate alle seconde generazioni nei concorsi della Polizia di Stato. Un modo per garantire la presenza di agenti che conoscono la lingua e la cultura dei terroristi e che quindi saprebbero indagare e contrastarli più efficacemente.
Mentre torna a salire la paura per azioni degli jihadisti in Italia, l’Associazione Nazionale dei funzionari di Polizia rispolvera una sua vecchia idea.
Il segretario nazionale Lorena La Spina chiede di “rafforzare tutto l’apparato di sicurezza, ponendo fine alle politiche di taglio che lo hanno fortemente indebolito in questi anni”. Tra le altre cose, andrebbero “ripianati gli organici degli uffici immigrazione i cui agenti sono i primi che entrano in contatto con gli extracomunitari provenienti dal Medio oriente e dal Nord Africa”, così come quelli della Digos, che si dedica ad attività di prevenzione e contrasto del terrorismo.
Poi la proposta: “Abbiamo bisogno di assumere nelle forze dell’ordine, anche attraverso una riserva di posti, i figli di immigrati regolarmente presenti sul nostro territorio da utilizzare, tra l’altro, nelle sale intercettazioni e nei sevizi pedinamento e appostamento” aggiunge La Spina. “L’identità culturale, etnica e linguistica costituisce una risorsa inestimabile per le indagini”.
“ Il nostro Paese – conclude – ha bisogno anche di nuovi “Petrosino” di lingua araba per contrastare la minaccia terroristica ed in particolare quella di matrice jihadista”.