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La posta di Brunetta non arriva agli immigrati

Il ministro annuncia: “La PostaCertificat@ sarà estesa anche ai cittadini stranieri”. Un anno fa aveva fatto la stessa promessa

Roma – 12 maggio 2011 – La Posta elettronica può essere più lenta di quella tradizionale. Se non ci credete, chiedete agli immigrati, che attendono da oltre un anno un indirizzo e-mail certificato dallo Stato italiano.

La Postacertificat@, il gioiellino che dovrebbe abolire code agli sportelli e scartoffie nella comunicazione tra cittadini e uffici della Pubblica Amministrazione, ha preso il via nell’ aprile dello scorso anno. Per avere gratuitamente un indirizzo basta collegarsi al sito www.postacertificata.gov.it, cliccare su “richiedila ora”,  inserire i propri dati e poi andare in un ufficio postale per terminare la procedura.

Finora l’hanno fatto oltre un milione di italiani, ma nessun immigrato. Eppure, proprio gli stranieri in Italia sono tra i clienti più affezionati degli uffici pubblici, perché grazie all’elefantiaca burocrazia dell’immigrazione bussano spessissimo agli sportelli di questure,  anagrafi e prefetture. Troverebbero quindi  molto vantaggioso poter chiedere a questi uffici documenti e informazioni via mail.

Perché, allora, così poche richieste? Basta spulciare tra le FAQ dello stesso sito per trovare la risposta: possono richiedere la casella PostaCertificat@ solo “i cittadini italiani maggiorenni anche residenti all’estero”. Gli immigrati sono esclusi, comunitari o extraue che siano.

Sembrerebbe esserci una bella novità. Lunedì scorso il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta è intervenuto al Forum P.A. 2011 e, dialogando con l’amministratore di Poste Italiane, Massimo Sarmi, ha annunciato: “La posta elettronica certificata sarà estesa anche agli immigrati”.

Bene, bravo, bis. Ma quando? Domanda lecita, perché Brunetta aveva fatto pubblicamente la stessa promessa più di un anno fa.

A fine aprile 2010, un giovane cresciuto qui ma figlio di albanesi, Ismail Ademi, aveva scritto una lettera aperta al ministro per denunciare l’esclusione dei non italiani. “I 5 milioni di immigrati che lavorano, pagano le tasse, fanno impresa e contribuiscono all’irrobustimento del PIL che il suo governo deve gestire, non li prendete proprio in considerazione? Come può parlare allora di meritocrazia, integrazione e rispetto delle regole, quando il governo discrimina in prima persona?” chiedeva Ademi.

Brunetta, efficientissimo, rispose immediatamente attraverso il sito web del suo ministero: “E’ mia intenzione modificare quanto prima questa situazione”.

“Fin dai prossimi giorni – promise allora il ministro – presenterò al Parlamento una modifica normativa che dia la possibilità di usufruire del servizio a tutti coloro che, lavorando onestamente, contribuiscono alla crescita del nostro Paese.  Inoltre,  in attesa che cambino le norme, mi impegno fin d’ora a individuare le soluzioni tecniche che siano in grado, già dai prossimi giorni, di consentire il rilascio del servizio ai residenti che non sono cittadini italiani”.

Ora, bisognerebbe capire cosa intende Brunetta per “quanto prima” e “prossimi giorni”.  Non sarà un po’ come quell’ “oggi no, passi domani…” che ci si sente a volte rispondere negli uffici pubblici?

Elvio Pasca

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