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La regolarizzazione dei truffati

Hanno pagato migliaia di euro per domande che non sono state accettate. Ora hanno perso i soldi e rischiano anche guai più seri

Roma – 6 agosto 2010 – C’è una larga zona d’ombra nella regolarizzazione, popolata da lavoratori stranieri in cerca di un permesso di soggiorno e furbi che hanno lucrato sulla loro situazione.

La sanatoria era riservata a colf e badanti, tra l’altro con paletti piuttosto rigidi su limiti di reddito e ore di lavoro, requisiti che hanno escluso centinaia di migliaia di immigrati. In tanti hanno però provato a rientrarci procurandosi datori di lavoro fittizi pronti a presentare la domanda per loro: a volte amici e parenti, più spesso volenterosi sconosciuti procacciati da mediatori e agenzie che si sono fatti pagare il disturbo diverse migliaia di euro.

Il gioco non ha funzionato soprattutto quando il datore non si è accontentato  di presentare una sola domanda, come prevedeva la legge, ma ne ha spedite tante quanti i ‘clienti’ che è riuscito a trovare, moltiplicando a dismisura il suo guadagno. Gli Sportelli Unici per l’Immigrazione hanno  rigettato le domande in eccesso e segnalato le anomalie alla polizia, che sta scoperchiando false regolarizzazioni in tutta Italia.

Il caso Reggio Emilia
Il caso più eclatante, finora, è saltato fuori a Reggio Emilia, dove sono stati denunciati quarantasei datori di lavoro e duecentodieci immigrati.

“Sono per lo più giovani che lavorano in nero nell’edilizia, si sono fidati di mediatori e agenzie già implicate in altre truffe e di datori di lavoro che promettevano di metterli in regola come colf. Hanno pagato da tremila a quindicimila euro, ma poi i datori hanno presentato decine di domande a testa, quindi sono stati scoperti e denunciati” spiega Simone Ruini  del Comitato No Pacchetto Sicurezza.

Il Comitato sta premendo, finora senza esito, per una soluzione politica della vicenda. “Con una condanna per truffa e falso, questi lavoratori verranno espulsi e difficilmente potranno rientrare in Italia. Tutti sanno che arrivare a un permesso di soggiorno in maniera lineare, con i flussi di ingresso, è difficilissimo, loro hanno solo tentato di venire fuori da clandestinità e sfruttamento. Ora hanno perso i loro risparmi e sono disperati” continua Ruini.

“Tremila euro per un permesso”
Khaled, egiziano di 25 anni, è uno dei truffati di Reggio Emilia. “Sono in Italia a sei anni, faccio il manovale nei cantieri, ma senza permesso di soggiorno è difficile, così ho pagato tremila euro per mettermi in regola, ma il datore ha presentato dodici domande. Quando ho chiesto indietro i miei soldi, l’egiziano che mi aveva portato nell’agenzia mi ha minacciato, ha detto che mi ammazza la famiglia” racconta a Stranieriinitalia.it.

A Reggio c’è anche Omar, 32 anni, pure lui egiziano. La sua domanda è stata bocciata perchè il datore ne aveva già presentata un’altra: “Al patronato ci avevano detto che si poteva fare, io ho pagato al datore tremilacinquecento euro, altri millecinquecento li ho spesi per fare ricorso quando l’anno scorso mi hanno respinto la domanda dei flussi. In Egitto ho un figlio nato dopo che sono partito, avrei pagato anche di più per avere il permesso e andarlo a trovare”.

Poi ci sono storie come quello di Rufina, una filippina di 38 anni che vive a Roma. Fa davvero la colf, ma il suo datore di lavoro è filippino e non ha la carta di soggiorno, documento indispensabile per i datori di lavoro stranieri che volevano fare la regolarizzazione.

“Ho pagato 1000 euro a una filippina che ha un’agenzia, mi ha detto che il  mio datore poteva fare la domanda. Ora però la domanda è stata respinta, ma lei dice di non preoccuparmi, che possiamo fare ricorso.  Ma come lo vinciamo se non ci sono i requisiti? È lei l’esperta, dovrebbe saperlo” denuncia Rufina e viene da chiedersi se l’esperta è in buona fede. Intanto la colf ha perso i mille euro e non sa come farseli restituire.

“Inutile illudersi”
È la punta di un iceberg che non emergerà mai del tutto. Molte domande vengono rigettate, ma non sempre si indaga per far saltare fuori i truffatori,  e c’è anche chi ha pagato per domande mai spedite, preso in giro con una ricevuta falsa. Che fare in questi casi? Un clandestino non andrà mai dalla Polizia a denunciare chi lo ha preso in giro, sarebbe il modo più veloce per rimediare un’espulsione. 

È così in tutta Italia. “Sono venute da noi decine di persone che hanno comprato il contratto anche per seimila euro e ora si trovano con la domanda respinta. Non possiamo illuderli, in questi casi c’è comunque un concorso di colpa ed è molto difficile che riescano ad avere un permesso di soggiorno, anche solo per attesa occupazione” dice Maurizio Bove, responsabile immigrazione della Cisl di Milano.

“Bisogna però distinguere i gradi di responsabilità: da un lato – sottolinea il sindacalista – ci sono degli sfruttatori che speculano , dall’altro persone che hanno provato a mettersi in regola sborsando migliaia di euro risparmiati lavorando in nero. Il problema è a monte: se la regolarizzazione fosse stata aperta a tutti i lavoratori, e non solo a quelli domestici, non ci sarebbero state tutte queste truffe”.

Al momento sembra lontana una soluzione politica, una sorta di sanatoria della sanatoria. Intanto il caso può solo ingigantirsi: la maggior parte delle false domande sono partite a fine settembre 2009, negli ultimi giorni utili della regolarizzazione, e molti sportelli unici non hanno ancora iniziato a esaminarle.

Elvio Pasca

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