Dai senatori del Carroccio una sfilza di emendamenti per eliminare il raddoppio della durata dei permessi per attesa occupazione e legare ancora più rigorosamente il soggiorno al posto di lavoro. Se passassero, regalerebbero all’Italia centinaia di migliaia di nuovi clandestini
Roma – 16 maggio 2012 – Un articolo della riforma del mercato del lavoro presentata dal governo è dedicato agli immigrati che hanno perso il posto. Prevede che l’ iscrizione alle liste di collocamento, che dà diritto a un permesso di soggiorno per attesa occupazione, duri almeno un anno (oggi sono sei mesi) e comunque per tutta la durata delle prestazioni di sostegno al reddito.
È una misura invocata da tempo dai sindacati e dalle altre organizzazioni che si occupano di immigrati. Dare ai disoccupati stranieri più tempo per cercare regolarmente un nuovo lavoro significa infatti allontanare il rischio che dopo anni di onesto lavoro in Italia perdano il permesso di soggiorno e vadano a lavorare in nero senza più alcuna possibilità concreta di tornare regolari.
Si tratta di un intervento importante e urgente, soprattutto in un momento di crisi economica: negli ultimi quattro anni sono scaduti e non sono stati rinnovati 400mila permessi di soggiorno. “Decreti di espatrio di fatto. Eseguiti controvoglia con un amaro rientro in patria o disattesi da chi ha, comunque, preferito rimanere sul posto, senza titolo di soggiorno e in attesa di una ripresa economica” sottolineava qualche giorno fa Franco Pittau, coordinatore del dossier statistico immigrazione.
Quella norma, però, non piace alla Lega Nord che, mentre la riforma è all’esame del Senato, prova a cancellarla e addirittura a peggiorare la situazione attuale. È scritto in una sfilza di emendamenti (che hanno pochissime speranze di passare) al disegno di legge del governo presentati in commissione lavoro dai senatori del Carroccio Sandro Mazzatorta, Angela Maraventano e Roberto Mura.
Innanzitutto, i leghisti vogliono sopprimere l’articolo che allunga la durata dei permessi per attesa occupazione. Chiedono però anche di intervenire sul testo unico sull’immigrazione, eliminando il passaggio che dice che “la perdita del posto di lavoro non costituisce motivo di revoca del permesso di soggiorno al lavoratore extracomunitario e ai suoi familiari”. In pratica, secondo loro, in caso di licenziamento o dimissioni dovrebbe scattare immediatamente l’espulsione.
Il bello è che oggi la Padania, proprio a proposito della novità prevista dalla riforma del lavoro, titola: “Stranieri: altra sanatoria, per noi soltanto tasse”. Il giornale della Lega dà naturalmente ampio spazio alle posizioni di Mazzatorta, che tuona: “È lo scardinamento del principio fondamentale della Bossi-Fini”, dimanticando però di dire che le sue proposte regalerebbero subito all’Italia altre centinaia di migliaia di clandestini.
Elvio Pasca