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Lavorare a Milano: immigrati necessari a coprire le nicchie lasciate libere dagli italiani

Le valutazioni di Marco Accornero, segretario generale dell’Unione artigiani della provincia di Milano. Milano, 8 settembre 2010 – In un’economia in crisi le imprese con titolari immigrati sono in forte crescita, soprattutto nella provincia di Milano, dove ha raggiunto ormai una quota di circa il 10%. Un fenomeno in espansione costante, tanto che non si e’ arrestato neppure nel 2009, anno nero per l’imprenditoria italiana. "In generale, devo dare un giudizio positivo, perche’ queste imprese vanno a coprire nicchie di mercato lasciate in gran parte libere dalle imprese italiane. Si tratta di un fenomeno che arricchisce l’offerta nella provincia di Milano".

Questa in sintesi la valutazione, fatta a LABITALIA, di Marco Accornero, segretario generale dell’Unione artigiani della provincia di Milano.

Quali sono queste nicchie? Accornero cita i piccoli trasporti, le imprese di pulizia, l’edilizia, le piccole riparazioni, la ristorazione (in particolare quella "etnica"). Le imprese con titolari immigrati rispondono dunque a esigenze del territorio, che resterebbo altrimenti insoddisfatte. Altro dato positivo, sottolineato da Accornero, e’ il "tasso di mortalita’" di queste imprese, sostanzialmente pari a quello delle italiane. Accornero riveste anche l’incarico di presidente dell’Associazione per lo sviluppo dell’imprenditorialita’ immigrata a Milano (Asiim). L’Asiim da tre anni organizza corsi di formazione per gli immigrati domiciliati a Milano e provincia, grazie allo sforzo congiunto di diversi enti (Comune e Provincia, Unione artigiani ed Unione del commercio del turismo dei servizi e delle professioni, Assolombarda, Camera di commercio, Universita’ Bocconi, Banca Popolare di Milano).

I corsi dell’Asiim rispondono all’esigenza, manifestata dagli immigrati, di comprendere ed integrarsi meglio nel settore dell’imprenditoria. Oltre a difficolta’ linguistiche, infatti, i principali ostacoli sorgono nell’ambito della burocrazia e delle normative, come pure dalla mancata conoscenza di consuetudini ed abitudini nelle relazioni con clienti e fornitori, infine dalla gestione dei rapporti con le banche.

La formazione, solitamente intensiva, ripartira’ dall’8 settembre e copre varie tipologie: corsi linguistici e tecnici dedicati ai lavoratori, corsi dedicati a chi intende mettersi in proprio, corsi rivolti alle imprese, tra cui quelli per progettare un piano di marketing o per gestire una cooperativa. "Assai apprezzati i corsi tecnici e quelli di carattere gestionale – nota Accornero – Piu’ sono specialistici piu’ gli immigrati li apprezzano, perche’ li aiutano a risolvere i problemi, anche se piccoli". Il contributo richiesto dall’Asiim e’ di 30,00 euro per ciascun corso. Al termine della formazione agli immigrati e’ sottoposto un test, necessario anche a fini statistici, per valutare efficiacia ed apprezzamento dei corsi.

Oltre che nella formazione, secondo Accornero, nell’ambito dell’imprenditoria gestita da immigrati e’ importante operare in quella zona grigia, presente in alcuni settori ed attivita’, dove manca il rispetto rigoroso delle norme, siano esse di tipo contrattuale, realtive ai contributi o di natura igienico-sanitaria. Nel settore dell’artigianato, Acconero cita a titolo di esempio le numerose irregolarita’ nelle imprese di conciatura e di estetica, gestite soprattuto da imprenditori cinesi. Le tariffe molto basse, fuori mercato, sono il sintomo del mancato rispetto delle regole, poste a tutela sia dei lavoratori che dei clienti. La proposta di Accornero e’ quella di operare in maniera tale da "sollecitare le pubbliche amministrazioni ad essere attente ed efficienti nel far rispettare le norme, sia agli italiani che agli stranieri". L’obiettivo e’ quello di limitare tre fenomeni: lo sfruttamento dei lavoratori, la concorrenza sleale ed i rischi per i consumatori finali.

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