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L’Italia apre un’ambasciata in Moldova

Istituita da ottobre, dopo anni di attesa. I moldavi non dovranno più arrivare fino a Bucarest per ritirare un  visto d’ingresso
Roma – 27 giugno 2008 – Ormai è sicuro: dal prossimo autunno anche in Moldova ci sarà un’ambasciata italiana. I moldavi diretti nel nostro Paese chiederanno quindi il visto a casa loro, senza dover più espatriare, come fanno oggi, in Romania.

L’annuncio ufficiale è arrivato mercoledì scorso in Gazzetta Ufficiale, con un comunicato del Ministero degli Esteri che recita: "È   istituita  a  Chisinau  (Repubblica  Moldava)  un’Ambasciata d’Italia, a decorrere dal 1° ottobre 2008". Due righe fondamentali per una delle comunità straniere più numerose d’Italia, almeno 100mila presenze senza contare gli irregolari.

Non avendo rappresentanze in Moldova, l’Italia ha affidato fino a oggi la competenza sui moldavi al nostro consolato di Bucarest. Succede quindi, ad esempio, che una badante che vive a Chisinau chiamata con i flussi d’ingresso si deve fare 450 chilometri fino a Bucarest per andare a ritirare il visto per l’Italia.

Come se non bastasse, da quando la Romania è entrata nell’Ue, è stata costretta a irrigidire i controlli alle sue frontiere. Così i moldavi, che qualche anno fa arrivavano in Romania con in tasca solo la carta di identità, ora hanno bisogno di un visto sul passaporto. Visto che anche la nostra badante dovrà procurarsi al consolato romeno di Chisinau, prima di andare a bussare la nostro consolato di Bucarest.

Con una rappresentanza italiana in Moldova, queste odissee diventeranno solo un brutto ricordo. "È la notizia che attendevamo da anni, importantissima per la nostra comunità. Oggi arrivare in Italia è un calvario. Sull’ambasciata di Chisinau c’erano stati così tanti annunci caduti poi nel vuoto che quasi non ci credevamo più" commenta Doina Babenco, presidente dell’ Istituto di Cooperazione e Sviluppo fra l’Italia e la Moldavia.

Elvio Pasca

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