Sotto accusa i rifeirmenti a "unioni registrate" e "relazioni stabili". Tempi stretti per i pareri parlamentari, devono arrivare entro il 21
ROMA – Camera e Senato hanno ancora una settimana di tempo per esprimersi, dopodichè le nuove norme sulla circolazione e il soggiorno dei cittadini comunitari in Italia torneranno sul tavolo del governo per l’approvazione definitiva. Ma l’ opposizione si inalbera: il testo riconoscerebbe "di straforo" le unioni di fatto..
Lo schema di decreto legislativo uscito il 10 novembre scorso dal Consiglio dei ministri è al vaglio delle commissioni parlamentari, chiamate a esprimere un parere entro il 21 dicembre. A Montecitorio la discussione riprenderà martedì prossimo, mentre a Palazzo Madama dovrebbe incominciare domani. Tempi ristretti, quindi, che rischiano di far tornare il testo all’esecutivo senza pareri.
Quando entrerà in vigore, il decreto disciplinerà le modalità il diritto di libera circolazione e soggiorno in Italia dei cittadini dell’Unione europea e dei familiari che li accompagnano o li raggiungono, i presupposti del diritto di soggiorno permanente, e le limitazioni a questi diritti per motivi di ordine pubblico e di pubblica sicurezza.
Secondo il testo approvato dal governo, che dà attuazione a una direttiva europea, i cittadini dell’Unione hanno il diritto di soggiornare nel territorio nazionale per un periodo non superiore a tre mesi senza alcuna condizione o formalità, salvo il possesso di un documento d’identità valido per l’espatrio secondo la legislazione dello Stato di cui hanno la cittadinanza. Possono soggiornare per più di tre mesi i lavoratori (autonomi o subordinati) e gli studenti o chiunque abbia risorse sufficienti per non pesare sull’assistenza sociale e un’ assicurazione sanitaria. Il cittadino dell’Unione che ha soggiornato legalmente ed in via continuativa per cinque anni nel territorio nazionale ha diritto al soggiorno permanente.
Coppie di fatto?
Il diritto di soggiorno è esteso anche ai familiari dei cittadini dell’Unione europea, dove per "familiare" si intende: il coniuge, il partner che abbia contratto con il cittadino dell’UE un’"unione registrata sulla base della legislazione di uno Stato membro" (solo se la legislazione italiana equiparerà l’unione registrata al matrimonio), i discendenti diretti di età inferiore a 21 anni o a carico, gli ascendenti diretti a carico e quelli del coniuge o del partner. Sarebbe infine "agevolato" l’ingresso e il soggiorno di altri familiari a carico o conviventi e del "partner" col quale il cittadino dell’Unione "abbia una relazione stabile debitamente attestata".
Il riferimento alle "relazioni stabili" e alle "unioni registrate" ha fatto insorgere l’opposizione.
"Mentre governo e sinistra radicale annunciano progetti di legge su pacs e convivenze, – denuncia Alfredo Mantovano (An) – lo stesso governo, nel silenzio più completo, ne anticipa gli effetti" Mantovano sottolinea che il decreto "non definisce né la nozione di ‘relazione’, né le modalità di ‘attestazione’ (che pure sarebbe interessante conoscere, con riferimento a Stati nei quali l’anagrafe non esiste o è approssimativa)", ma "legittima la generica convivenza ai fini del ricongiungimento. In altra norma esso ipotizza una futura legislazione che equipara ‘l’unione registrata al matrimonio".
"Il Governo non ha il coraggio delle proprie azioni. – commenta invece Giampiero D’Alia (Udc), – Ha paura di confrontarsi in Parlamento su temi centrali come la famiglia e l’immigrazione e utilizza lo strumento del recepimento della normativa comunitaria per introdurre modifiche sostanziali alle leggi sull’immigrazione e per riconoscere surrettiziamente tutte le unioni di fatto".
Jole Santelli (Forza Italia), definisce il decreto legislativo un "cavallo di Troia". "Mentre la maggioranza si spacca sulle unioni di fatto, – spiega – si sta già per approvare un provvedimento che le prevede. Da parte nostra, ci opporremo – conclude – affinché non vengano approvate norme-escamotage per aggirare la normativa vigente e che non hanno alcuna coerenza con la legislazione italiana"
(14 dicembre 2006)
Elvio Pasca