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“Mamma Italia, non mi vuoi bene?”, lettera di una bimba senza cittadinanza

Come altri 800 mila, Anisa non capisce le ingiustizie del suo Paese: “Io so che sono italiana”. Igiaba Scego per #Italianisenzacittadinanza e la Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia

 

 

18 novembre 2016 – “Mamma Italia perché non mi vuoi più bene?” è il titolo della lettera che qualsiasi bambina o bambino di passaporto straniero, 800mila nelle scuole italiane, potrebbe scrivere oggi all’Italia.

Una realtà raccontata dalla scrittrice Igiaba Scego attraverso gli occhi e le parole di una alunna speranzosa che non capisce le ingiustizie del Paese dove cresce insieme alla sorella maggiore. Una lettera scritta in occasione del 20 novembre 2016, Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, per sostenere la Campagna del movimento #Italianisenzacittadinanza.

Gli  Italiani senza cittadinanza (qui le loro cartoline cittadine), chiedono l’approvazione immediata della Riforma da un anno ferma alla Commissione Affari costituzionali del Senato. Dopo il flash mob del 13 ottobre scorso, la lettera rappresenta un nuovo appello rivolto innanzitutto alle istituzioni nazionali per la rapida calendarizzazione e voto in Aula di questa legge, che riguarda il presente e futuro dell’Italia, un impegno innazitutto verso i più piccoli che gli adulti continuano vergognosamente ad ignorare.

 

Roma, 20 novembre 2016

Mamma Italia perché non mi vuoi più bene?

Io te ne voglio tanto. L’ho detto pure alla maestra Vania oggi a scuola. Ho detto: Io voglio bene all’Italia, è la mia seconda mamma.

La mia prima mamma si chiama Kadija, ma poi ci sei tu che sei la mia seconda mamma. Sei superfantastica lo sai? Hai le colline verdi, i monumenti più belli e come la fai tu la pizza con la pummarola nessuno nell’universo, nemmeno gli extraterrestri, nemmeno i pokemon.

Io ti amo proprio. Tifo sempre la Nazionale quando ci sono le partite, anche se ti devo dire la verità io non amo tanto il calcio. A me piace più la scherma. Adoro Bebe Vio che è la più forte e la più dolce ragazza del mondo. Quando divento grande voglio essere come lei, piena di coraggio e con un sorriso grande come il sole. 

Ma oggi sono un po’ triste. Ho scoperto che non mi vuoi bene. Che non mi consideri tua figlia. Mia sorella, che fa già la prima superiore, oggi era arrabbiatissima con te. Ha pianto tanto. Ha detto che sei ingiusta. Una parola difficile per me questa, non l’avevo mai sentita prima. Però mia sorella mi ha spiegato che è una cosa brutta che tu fai a noi.

“Ingiusta”, l’ha ripetuto. E poi si è messa a piangere di nuovo. È che la mia sorellona è arrabbiata perché non può andare in gita scolastica con i suoi compagni. “Siamo straniere Anisa, a noi nessuno ci dà un visto. Non siamo uguali alle italiane”. Io non l’ho capita questa cosa del visto. Cos’è un visto?

Però io so che sono italiana, sono nata in Italia, tu mi hai cullato, mi hai sentito piangere ( perché  ero neonata e i neonati piangono un sacco) tra le braccia di mia mamma. Mia sorella invece non è nata in Italia, ma ci è cresciuta da quando aveva pochi anni. E anche lei è italiana, anzi romana e romanista perché le piace un sacco Totti Gol.

Ma lei oggi piangeva tantissimo, nemmeno Totti Gol la poteva consolare. “Quando farò 18 anni, Anisa mia, sarò straniera nella mia nazione. Sarà tutto difficile, trovare lavoro, studiare, fare una vacanza, sognare”. Non ho mai visto mia sorella piangere e parlare così tanto. Anzi non l’ho mai vista piangere proprio.

É venuto Papà ad abbracciarla “Non fare così” le diceva e poi l’ha stretta forte forte, per dirle che non era sola.  “Se perdi il lavoro papà, diventiamo tutti clandestini? Non è giusto, papà, perdere tutto. Le mie compagne di classe potranno studiare, sognare. Ma io? Non è giusto”.

Mia sorella ha detto tante parole che non ho capito, tipo clandestini. Parlava veloce e in mezzo a tanti pianti. Ma una cosa l’ho capita mamma Italia: mia sorella è triste….triste tanto.

E ora lo sono diventata pure io.

Penso alle mie amichette di scuola. Penso a Paola, Loredana, Michela, Susanna. Io credevo di essere come loro, ma non lo sono. A noi manca un pezzo. Mia sorella dice che ci manca una cosa che si chiama “cittadinanza” e senza quella non puoi proprio sognare.

Perchè non ci dai la cittadinanza Mamma Italia?

Io voglio sognare. Io voglio diventare come Bebe Vio che è fortissima.

Voglio diventare come lei. Sorridere e credere che ce la faccio a fare tutto.

Mamma Italia dai non essere cattiva con me. Io ti voglio tanto bene. Anche tu devi volermene tanto. Fai avere la cittadinanza a tutti noi bambini e anche a mia sorella e a tutti quelli della sua età. E non far perdere il lavoro a mio papà.

Io adesso devo scappare a fare un disegno per la maestra Vania. 

Ti mando un bacio grosso, grosso.

Ti voglio bene tanto. E ricordati della cittadinanza.”

Igiaba Scego, scrittrice, a sostegno alla Campagna #Italianisenzacittadinanza

 

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