"Nel ddl si parla non di delitto ma di contravvenzione" ROMA, 9 maggio 2009 – "Il reato di ingresso clandestino e’ funzionale a rendere effettivo il sistema delle espulsioni, alla luce delle ultime disposizioni europee".
Lo afferma il sottosegretario dell’Interno, Alfredo Mantovano.
"Non prevede sanzioni detentive e si estingue una volta che l’espulsione si realizza. Evocare, come fa il direttore dell’ufficio della pastorale degli immigrati della Cei, il mancato rispetto della tutela sanitaria o di altri diritti fondamentali appare -sottolinea Mantovano- singolare: per limitarsi alla salute, nessuno ha mai modificato o intende modificare l’art. 365 del codice penale, che impone a chi esercita una professione sanitaria di segnalare un "delitto" che ha direttamente accertato, a meno che il suo referto esponga la persona assistita a un procedimento penale; peraltro il reato che viene introdotto dal ddl sicurezza non e’ un "delitto" ma una "contravvenzione", e questo risolve in radice la questione".
"Ergo: e’ infondato ritenere che il nuovo reato precluda le cure, anche per il clandestino. Se le critiche che vengono rivolte puntano a questioni specifiche, esse possono essere approfondite e trovare risposta una per una. Altro discorso e’ invece contestare una politica di prevenzione della clandestinita’; ma andrebbe detto in esplicito", conclude.