Per operatori e mediatori a contatto con immigrate a rischio. 1,3 milioni di euro dal governo Roma – 5 gennaio 2010 – Il Veneto rafforza la lotta alle mutilazioni genitali femminili. La giunta regionale ha approvato un programma di formazione per operatori sanitari e sociali e altre figure professionali a contatto con chi arriva da Paesi “a rischio”.
Nella Regione è in corso una ricerca sulla diffusione e la percezione delle mutilazioni tra le comunità africane. Dai risultati emerge che il fenomeno ha maggior rilievo nelle comunità provenienti da Paesi dell’Africa dell’est e sub-sahariana come Burkina Faso, Costa d’Avorio, Egitto, Guinea, rispetto ad altre realtà.
“Da quanto ci dicono gli esperti , le comunità africane sono attente verso questa tematica, ma c’è bisogno che maturi un contesto culturale che favorisca l’abbandono di questa pratica” sottolinea l’Assessore alle politiche sociali Stefano Valdegamberi, promotore del programma di formazione degli operatori. Programma in cui secondo l’assessore “dovrebbero essere coinvolti il privato sociale e le figure dei mediatori culturali”.
Per le attività contro le mutilazioni genitali femminili il Veneto può contare su un contributo governativo di 1.309.243 euro. Come criteri di ripartizione tra le Ulss si terrà conto del numero dei nati e delle partorienti di Paesi in cui si praticano le MGF.