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Naufragio: 140 inghiottiti dal mare

Erano partiti dalla Libia per arrivare in Sicilia. Frattini. "L’Europa ci aiuti" Roma – 17 giugno 2008 – Almeno 40 morti, tutti egiziani, e oltre un centinaio di dispersi. È il bilancio, purtroppo ancora provvisorio, del naufragio del 7 giugno scorso al largo delle coste libiche di un’imbarcazione diretta in Sicilia.

La nave era partita dal porto di Zuwarah, in Libia, vicino al confine con la Tunisia, diretta verso l’Italia. Non è escluso che i cadaveri di alcune delle vittime siano tra quelli recuperati dal pattugliatore Sirio della Marina Militare italiana, che nei giorni scorsi ripescò 13 corpi nel Canale di Sicilia, o dalle motovedette maltesi, che ultimamente hanno recuperato complessivamente dieci cadaveri, l’ultimo dei quali sabato scorso.

Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, avverte: "l’Italia da sola non riuscirà a bloccare questo flusso della disperazione che porta alla perdita di tante vite umane. Ma ci può riuscire l’Europa". Bisogna, aggiunge, "approvare il patto europeo per l’immigrazione al più presto, sotto la prossima presidenza francese dell’Unione". L’Europa risponde nella persona del successore di Frattini, il commissario Ue alla Giustizia Sicurezza e Libertà, Jacques Barrot. Ciò che è avvenuto, riconosce, "é qualcosa che ci chiama in causa. Sono altri morti, altre persone che cercano di immigrare in Europa a volta sfruttate dai trafficanti". Quanto ai negoziati con la Libia, Barrot intende "avviare un negoziato più serio" con le autorità di Tripoli.

Il segretario del Pd, Walter Veltroni, parla di "vera emergenza che va affrontata con serietà ed umanità e non ricorrendo a strumenti crudeli e insieme inefficienti come l’introduzione del reato di immigrazione clandestina".

I tanti cadaveri ritrovati nelle acque del Canale di Sicilia, commenta Laura Boldrini, portavoce in Italia dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati, "sono la prova inquietante di tanti naufragi ‘silenziosi’ mai denunciati ed evidenziano la drammaticità di questi viaggi, nonché l’importanza del soccorso in mare".

Proseguono intanto avvistamenti e sbarchi.

Tre le imbarcazioni fermate ieri a sud di Lampedusa: un gommone di otto metri con 46 migranti a bordo, un natante con 45 persone (tra cui sette bambini) affondato subito dopo che gli extracomunitari sono stati trasbordati su una motovedetta della Guardia di finanza, un altro barcone con 46 a bordo. E un mini sbarco di clandestini si è registrato anche sull’isola di Marettimo, nell’arcipelago delle Egadi: una zona decisamente più a nord di quelle solitamente battute dalle rotte degli immigrati. Un gruppo di sei extracomunitari è stato intercettato a terra da una pattuglia della Guardia di Finanza.

La situazione non cambia al largo di Malta, dove ieri un peschereccio ha trainato una gabbia per tonni alla quale si trovavano aggrappati 26 clandestini, a circa 75 miglia a sud dell’isola, ai confini con le acque territoriali libiche. E, come sempre nei giorni di forte afflusso di immigrati, il Centro di prima accoglienza e soccorso di Lampedusa è messo a dura prova. Sono circa 800 gli extracomunitari ospiti in questo momento della struttura, una cinquantina in più della capienza massima prevista. In mattinata sono affluiti al Cpsa altri 121 immigrati, giunti con gli ultimi tre sbarchi.

Oggi è previsto il trasferimento di alcuni di loro con il traghetto di linea per Porto Empedocle, mentre si sta ancora lavorando per predisporre eventualmente un ponte aereo da Lampedusa verso altri Cpt italiani.

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