Tratti in salvo una cinquantina di migranti, ma secondo le testimonianze dei superstiti sul barcone erano almeno il doppio. In corso le ricerche. “Tutti tunisini”
Roma – 7 settembre 2012 – Naufragio di un barcone con a bordo decine di immigrati, la notte scorsa, a circa dodici miglia dall’isola di Lampedusa, nei pressi dell’isolotto di Lampione. Dalle due sono in corso le ricerche delle motovedette della Capitaneria di porto e della Guardia di Finanza, ma anche di diverse imbarcazioni della Nato.
La Guardia costiera, dopo avere recuperato i primi 54 superstiti, ha soccorso e salvato altri due migranti in difficolta’. Tra i 56 superstiti ci sono anche una donna, che sarebbe in stato di gravidanza, ma le sue condizioni non sarebbero gravi e cinque minori senza genitori, stremati dopo la nuotata per portarsi in salvo.Tutti i superstiti sono stati condotti a Lampedusa dove il centro d’accoglienza è operativo.
In mare è stato trovato anche un cadavere. Si cerca ancora, con l’ausilio di navi ed elicotteri, per ritrovare gli altri dispersi. Preoccupa il racconto dei superstiti, secondo i quali a bordo del barcone, un peschereccio di legno di una decina di metri, c’erano più di cento persone. Intanto, la procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e omicidio.
Il ministero degli Esteri tunisino ha annunciato che i migranti a bordo erano almeno 110 ed erano tunisini, partiti due giorni fa dalle coste della provincia meridionale di Sfax. Un membro del consolato tunisino a Palermo si recherà a Lampedusa per sovrintendere alle operazioni di ricerca.
inque i minori senza genitori, stremati dopo la nuotata per portarsi in salvo.Tutti i superstiti sono stati condotti a Lampedusa dove il centro d’accoglienza è operativo.
“Siamo profondamente addolorati – commenta il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini – per le vittime della tragedia che si e’ consumata questa notte nelle acque al largo dell’isola di Lampione. Non dobbiamo mai abituarci a questi drammi, all’idea che ancora oggi attraversare il Mediterraneo in cerca di un lavoro e di una vita dignitosa diventi per migliaia di uomini e donne una roulette russa”.
Secondo Marco Pacciotti del Forum Immigrazione del Partito Democratico, questa “tragedia inaccettabile richiama tutti i Paesi che si affacciano sulle coste e anche l’Europa a intervenire per evitare il ripetersi di simili drammi. L’Italia e L’Europa devono rafforzare la cooperazione con Tunisia, Libia e gli altri Paesi da cui provengono spesso queste imbarcazioni, affinché coloro che lucrano sulla vite di questi disperati vengano duramente contrastati e attivare tutte le procedure e i canali legali e sicuri per quanti vorrebbero chiedere asilo politico o ricongiungersi ai famigliari già emigrati in Paesi europei”.
“L’unico modo per evitare simile tragedie e’ inserire meccanismi di accesso protetto e regolare in Europa” dice Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) . “È necessario stabilire modalita’ di accesso per quanti fuggono da violenze, guerre e persecuzioni: visti umanitari, reinsediamento, evacuazioni umanitarie. Decreti flussi che rispondano alle esigenze anche dei Paesi di origine. Le migrazioni possono essere governate, non si puo’ continuare a subirne l’evoluzione, perche’ la conseguenza e’ essere corresponsabili di simili tragedie”.
Il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica, e il responsabile Immigrazione del sindacato, Pietro Soldini parlano di “una situazione che è stata, è e sarà sempre grave se non si agisce al più presto. Bisogna intervenire con urgenza – dicono – prevedendo canali di ingresso legali, rivedendo gli accordi presi con i paesi del Mediterraneo e istituendo, con il contributo europeo, una flotta in servizio civile sotto l’egida dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati che abbia compiti di pattugliamento, salvataggio e soccorso”.
Secondo Margherita Boniver, deputato del Pdl e presidente del Comitato Schengen, ”è sempre piu’ evidente che la cattiva politica di cooperazione tra Europa e paesi del Maghreb, continua a generare flussi migratori prodotti dalle difficolta’ economiche. Le ecatombe che si susseguono nel sud del Mar Mediterraneocosi’ come nell’Egeo possono essere vendicate solo incrementando progetti di cooperazione adatti alla creazione di nuovi posti di lavoro in loco”.