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“Correggere ed estendere la regolarizzazione”

Appello di Cgil, Arci e Asgi: "Così com’è, è irragionevole e discriminatoria"

Roma  – 28 settembre 2009 – Prorogare i termini delle regolarizzazione, aprirla a tutti i lavoratori senza permesso di soggiorno ed eliminare gli ostacoli che finora hanno impedito a molti di presentare le domande.  È l’appello lanciato dalla Cgil, dall’ Arci e dall’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione.

A tre giorni dalla deadline della regolarizzazione, le associazioni ne denunciano “il parziale fallimento”  e “l’illegittimità e l’irrazionalità delle sue condizioni”. Tra queste ci sono le venti ore settimanali per un unico datore, “quando è notorio che sono assai poche le famiglie italiane che possono permettersi un onere economico così pesante, mentre è assai più diffusa la realtà di singoli rapporti di lavoro, con un numero di ore limitato ma che si cumulano con altri”.

Inoltre, far uscire dal sommerso solo colf e badanti è irragionevole e discriminatorio. Secondo Cgil, Arci e Asgi, questa limitazione è “contraria al principio di parità di trattamento tra lavoratori” sancito dalle convenzioni internazionali. Quella dell’Oil sui lavoratori migranti, ratificata anche dall’Italia, favorisce tra l’altro la scelta di ogni Stato di concedere alle persone che risiedono o lavorano illegalmente nel Paese il diritto di rimanervi e di esservi legalmente occupate .

Infine, le associazioni denunciano questa regolarizzazione a senso unico, subordinata “alla sola volontà del datore di lavoro”. Un “approccio schiavistico”, in contrasto anche con la costituzione, che tutela il lavoro “in tutte le sue forme ed applicazioni” (art. 35 Cost.) e la dignità del lavoratore (art. 36 Cost.).

EP

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