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Reato di clandestinità. Il governo: “Resta per i recidivi”

Emendamento dal ddl sulla pene alternative. Il sottosegretario Ferri: “Depenalizziamo il primo ingresso, ma chi torna dopo un’espulsione commette un reato”

Roma – 21 gennaio 2014 – Sì alla depenalizzazione dell’ ingresso e soggiorno irregolare in Italia, ma non per i recidivi. Continuerà ad essere reato non obbedire a un foglio di via o rientrare dopo un’espulsione, così come violare disposizioni amministrative contro gli irregolari, come l’obbligo di firma in Questura o la consegna del passaporto.

È la mediazione trovata dal governo, e concretizzatasi in un emendamento al disegno di legge delega sulle pene alternative al carcere, sul quale oggi il Senato dovrebbe dare il voto finale. Una concessione al Nuovo Centro Destra, che a malincuore rinuncia al reato di clandestinità.

L’emendamento obbligherebbe il governo ad “abrogare, trasformandolo in illecito amministrativo, il reato previsto dall'articolo 10-bis del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, conservando rilievo penale alle condotte di violazione dei provvedimenti amministrativi adottati in materia”

“Con questa proposta – ha detto in Aula il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri – il Governo ha voluto precisare espressamente, in maniera precisa ed inequivoca, da un lato che viene abrogato il reato d'immigrazione clandestina e dall'altro che tale fattispecie viene trasformata in illecito amministrativo”.

“Ciò significa – ha spiegato – che chi per la prima volta entra irregolarmente in Italia non verrà sottoposto ad un processo penale e non verrà punito come colpevole di un reato ma verrà comunque espulso dal territorio italiano e, qualora rientrasse nuovamente in Italia violando il decreto di espulsione o l'ordine di allontanamento, commetterà un reato; così come commetterà un reato anche qualora dovesse violare un altro provvedimento dell'autorità amministrativa in materia d'immigrazione, ad esempio non adempiendo alle prescrizioni cautelari impostegli dal questore”.
 

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