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Regolarizzazione. Cna: “Troppo costosa, le imprese scappano”

Giuseppe Bea, responsabile integrazione della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa: “Nell’edilizia si spendono 15mila euro a lavoratore. Sarebbe stato meglio prevedere una concilizione presso organismi certificati”

 

Roma –  9 ottobre 2012 –  L’andamento lento della regolarizzazione è “causato soprattutto dagli alti costi che la procedura di emersione comporta per i datori di lavoro. Ai nostri uffici si presentano tanti imprenditori che chiedono e si informano, ma di fronte agli elevati costi del ‘ravvedimento operoso’ se ne vanno”.

È la testimonianza di Giuseppe Bea, responsabile dell’Ufficio politiche per l’integrazione della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa. “Nel settore dell’edilizia – dice – siamo arrivati a calcolare per un solo lavoratore il costo di 14-15 mila euro: una cifra enorme in tempi di crisi”.

Anche secondo Bea “Sarebbe bene prorogare i termini della scadenza per l’adesione alla regolarizzazione, spostando il limite al 15 novembre. Anche perche’ molti datori di lavoro non sono informati delle pesanti conseguenze a cui vanno incontro, qualora dopo la chiusura della regolarizzazioni, siano trovati con manodopera straniera in nero”. Conseguenze pesanti: “Ci sono effetti di natura penale -spiega Bea- che prevedono il carcere fino a 6 anni per chi viene trovato a impiegare manodopera straniera in nero e sanzioni amministrative fino a 150.000”.

“Purtroppo -aggiunge Bea- tutta la procedura e’ stata decisa a ridosso dell’estate e non ne e’ stata data ampia comunicazione. Per cui non tutti sono informati sulle procedure e sugli effetti della mancata adesione”. E se il parere dell’Avvocatura dello Stato sulla prova di presenza “ha aiutato dal lato burocratico”, “non ha rimosso tutta la complessita’ dell’operazione”.

Comunque sia, conclude Bea, “il nostro giudizio e’ negativo”. “Per combattere il ricorso al lavoro nero, come Cna – ricorda – avevamo proposto di ricorrere a una procedura molto piu’ semplice ed efficace: quella della concilizione presso organismi certificati. La conciliazione oltrettutto avrebbe garantito che la regolarizzazione riguardava davvero quel datore di lavoro e quel lavoratore”.

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