"L’integrazione italiana? La somma di milioni di adozioni. E per la cittadinanza puntare sullo ius culturae"
Roma – 19 novembre 2012 – "L'integrazione italiana passa per un processo adottivo, fondato sulla vicinanza fisica, sul convergere di percorsi esistenziali, sulla familiarità. L'integrazione italiana è la somma di milioni di adozioni. Pensando all'eccezionalità dell'adozione romana nel quadro della storia antica, vorrei dare al nostro modello integrativo il nome di modello 'latino'''.
È quanto ha detto stamattina a Perugia il ministro dell'Integrazione Andrea Riccardi, nel suo intervento al convegno “L’Europa dell’integrazione. Modelli a confronto".
"Nel modello 'latino' – ha evidenziato Riccardi – tutto si tiene. La storia, il presente, il futuro. L'italianita' e il rapporto con l'alterita' . In esso confluiscono la comunicatività partecipe dei nostri contesti rurali (si veda il ruolo dei paesi in parte spopolati), la forza di una 'urbanitas' colta e curiosa del mondo, una'pietas' cristiana. Questo modello vuol dire un'integrazione poco istituzionale e molto familiare, con uno Stato poco al passo con i tempi".
Secondo il ministro, "un gran ruolo – su questo versante – è stato svolto dalla famiglia italiana: gli anziani hanno contribuito a inserire le badanti" e ''nella stessa ottica si e'mosso il provvedimento di emersione dal lavoro nero, di 'ravvedimento operoso',da me fortemente voluto, che ha visto protagoniste famiglie italiane e donne immigrate, con la regolarizzazione di quasi 140.000 stranieri, in grandissima parte fatta dalle famiglie".
Riccardi ha puntato il dito contro "l'attuale normativa sull'immigrazione" che è "ancora legata a una visione emergenziale e presuppone una sua configurazione solo lavorativa" quando invece "l'immigrazione non puo' piu' essere solo competenza di chi si occupa di sicurezza e di mercato del lavoro" ma "ci vuole un'idea sull'immigrazione".
"In Italia – ha spiegato il ministro – abbiamo considerato l'immigrazione come un fatto di emergenza: Lampedusa ne era il paradigma. Ci siamo divisi tra il partito del buon cuore e quelli che gridavano all'invasione. Tra chi aveva paura e chi aveva fiducia, magari per motivi umanitari. Ma c'e' un salto di comprensione del fenomeno, non fatto. Il problema oggi infatti non e' il multiculturalismo, ma la deculturazione di tanti italiani che non sanno come affrontare il quotidiano".
"Abbiamo una platea di immigrati che si stabilizza,- ha spiegato ancora – una svolta importante nella nostra storia migratoria. Nelle scuole crescono insieme centinaia di migliaia di minori, italiani di nascita e non. E sempre piu' la presenza straniera e' equilibrata e composita, fatta di famiglie, di gente che ha scommesso sull'Italia, tanto da volervi crescere i propri figli, da acquistare casa. Non e' piu' possibile ragionare solo in termini di 'contrasto all'immigrazione clandestina' e di 'flussi'. Non si tratta piu' solo di reagire alle dinamiche migratorie, bensi' di fare una proposta investendo sull'integrazione".
Riccardi è tornato oggi anche sul tema della riforma della cittadinanza: "Secondo me e' un tema che resta decisivo. Io avevo proposto di superare lo 'ius sanguinis', non andiamo allo 'ius soli', chee' inadatto al nostro Paese, bisogna pensare a uno 'ius culturae'. I bambini stranieri nati in Italia e che hanno fatto un ciclo scolastico, che siano riconosciuti italiani perche' sono italiani, si sentono italiani e crescono con i bambini italiani".