Entrano al di fuori delle quote se c’è una convenzione con un istituto. Italia fanalino di coda per i cervelli stranieri
Roma – 22 febbraio 2008 – Sono in vigore da ieri le nuove regole per l’ingresso dei “cervelloni” stranieri in Italia.
“I cittadini extracomunitari che vorranno soggiornare in Italia per scopi di ricerca potranno entrare in Italia al di fuori delle quote della Bossi-Fini. Gli istituti potranno stipulare convenzioni di impegno per i cittadini stranieri, e chiedere il visto per gli stessi evitando spiacevoli trafile, che avranno validità per il tempo stabilito dal programma di ricerca” ricorda in una nota il Ministero dell’Università e della ricerca.
Le domande possono esser presentate dagli istituti di ricerca presso gli Sportelli Unici per l’Immigrazione. Potranno utilizzare questo nuovo canale gli studiosi in possesso di un titolo che dia accesso almeno al dottorato, che una volta qui diventeranno titolari di un permesso valido per la durata delle loro ricerche in Italia.
Si spera che queste facilitazioni innalzino il numero di ricercatori stranieri nel nostro Paese. Oggi, se si considerano solo i dottorati, rappresentano appena il 2% del totale (dati Irpps-Cnr) contro, ad esempio, il 26% degli Usa, il 35% della Gran Bretagna, l’11% della Spagna e il 6% del Portogallo.
Al Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), solo il 3-4% dei ricercatori strutturati arriva dall’estero. Per la maggioranza (61,4%) sono uomini, meno della metà (46,6%) ha meno di 30 anni. Il 31% proviene da Paesi dell’Europa dei 15, ma crescono gli arrivi da Medio Oriente e Asia (20%), America Latina (14%) e Stati neocomunitari (10,7%).
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Elvio Pasca