“Molti titolari di protezione si trovano di fatto abbandonati a loro stessi” . Il rapporto annuale del Centro Astalli
Roma – 9 aprile 2013 – Calano le domande di asilo in Italia, ma non i bisogni di chi è arrivato qui sfuggendo a guerre e persecuzioni. Se lo scorso anno sono state appena 15.700 le richieste di protezione internazionale, meno della metà rispetto al 2011 e comunque poche rispetto alla media dei Paesi industrializzati, è rimasto quasi invariato il totale dei pasti, oltre 115 mila, distribuiti dalla mensa del Centro Astalli, il servizio dei gesuiti per i rifugiati.
È un dato preoccupante, come si sottolinea nel rapporto presentato oggi dal Centro Astalli, che rappresenta l'incapacità del sistema di accoglienza italiano di dare risposte, persino ai bisogni più immediati. “L'Emergenza Nord Africa, che poteva costituire un'occasione di ripensamento e valorizzazione di alcune esperienze positive attivate dalle Regioni, si è purtroppo chiusa – si sottolinea – senza alcuna progettualità, vanificando del tutto l'ingente investimento di risorse che aveva comportato. Molti titolari di protezione si trovano di fatto abbandonati a loro stessi e ciò contribuisce ad alimentare il fenomeno delle occupazioni, particolarmente grave a Roma, che vede centinaia di rifugiati vivere in condizioni di assoluto degrado”.
Insieme alla ricerca di un lavoro, l'affitto di un alloggio è la sfida più difficile. La crisi poi non aiuta: nonostante la partecipazione a diversi corsi di formazione, nel 2012 solo pochi ospiti dei centri hanno lavorato con continuità. Per quanto riguarda lo sportello lavoro, nel corso del 2012 si è registrato l'accesso di molte donne, soprattutto africane, di età compresa tra i 40-50 anni, che vivono da molti anni in Italia, alla ricerca dell'ennesimo lavoro di assistenza agli anziani.
Ancora più complicata la situazione di chi ha una famiglia a carico, oppure intraprende una procedura di ricongiungimento familiare. Le famiglie rifugiate, segnala il rapporto, richiedono un'attenzione particolare, che tenga conto di una varietà di fattori, da quello economico alle esigenze specifiche di ciascuno dei membri, a partire da quelle dei minori. Il 12,5% dei nuclei familiari accolti nella comunità di famiglie rifugiate del Centro Pedro Arrupe si sono ritrovati in Italia in seguito a ricongiungimenti familiari, a volte dopo separazioni durate molto tempo.
Nel rapporto si registra poi un aumento delle vittime di tortura tra i rifugiati: quelle che nel 2012 si sono sottoposte a una visita per il rilascio del certificato medico-legale da presentare alla Commissione Territoriale sono state 267, con un incremento di oltre il 60% rispetto all'anno precedente. Il dato che desta maggiore preoccupazione, sottolinea il rapporto, è che molto spesso queste persone, pur tanto provate, non riescono ad accedere a misure di accoglienza adeguate: il 22% delle 439 vittime di tortura seguite dal Centro di orientamento legale ha dichiarato di vivere per strada, in edifici occupati o di essere saltuariamente ospitati da amici e conoscenti. A causa degli ingenti tagli alla sanità, inoltre, si è ridotta la capacità del territorio di fornire assistenza alle persone la cui salute mentale è duramente provata da traumi passati e presenti.
Il Centro Astalli è attivo in 8 città (Roma, Palermo, Catania, Trento, Vicenza, Napoli, Milano, Padova) anche grazie al sostegno di 465 volontari. Alle sue sedi si sono rivolti nel 2012 34.300 richiedenti asilo e rifugiati, 21.000 solo a Roma.