Il Comitato Olimpico Nazionale ammette per la prima volta la partecipazione di quanti hanno dovuto lasciare il loro Paese. “Gareggeranno sotto la nostra bandiera”
New York – 28 ottobre 2015 – Anche i rifugiati, per la prima volta, potranno partecipare alle Olimpiadi. I migliori atleti costretti a lasciare i loro Paesi d’origine saranno a Rio de Janeiro 2016, con la maglia del comitato olimpico internazionale (Cio).
Il capo del CIO Thomas Bach ha scelto lunedì scorso l’assemblea generale delle Nazioni Unite per annunciarlo, in occasione dell’adozione di una risoluzione che impegna tutti i Paesi del mondo attualmente in guerra ad osservare una tregua in concomitanza dei giochi. Questa dovrebbe partire 5 giorni prima delle olimpiadi di Rio (5-21 agosto 2016) e terminare 7 giorni dopo la fine delle Paraolimpiadi (7 – 18 settembre 2016)
Bach ha chiesto ai 193 Stati membri dell’Onu di identificare gli atleti rifugiati più talentuosi. “La loro partecipazione – ha spiegato – sarà un simbolo di speranza per tutti i rifugiati nel mondo, e farà prendere al mondo maggiormente coscienza della dimensione di questa crisi”.
Finora, gli atleti rifugiati che avevano performance buone per qualificarsi alle Olimpiadi non potevano partecipare perché non potevano rappresentare il loro Paese d’Origine e i loro comitato olimpico nazionale.
“Non hanno una squadra nazione di appartenenza, né una bandiera dietro la quale marciare, né un inno nazionale da far suonare” ha ricordato Bach. “Per questo motivo, ai Giochi Olimpici parteciperanno con la bandiera e con l’inno olimpico”.
“Stiamo aiutando atleti di alto livello rifugiati a continuare le loro carriere sportive” ha spiegato ancora il capo del Cio. “Li aiutiamo a fare avverare il loro sogno di eccellenza sportiva dopo essere scappati dalla violenza e dalla fame”. Le medaglie di Rio 2016 li stanno aspettando.
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