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Rom schedati sui treni. Fs: “Puniremo i responsabili”

"Iniziativa intrapresa all’insaputa della dirigenza". Avviati procedimenti disciplinari Roma – 11 maggio 2010 – La schedatura dei rom sulla Roma-Avezzano c’è stata, è durata una decina di giorni, ma ad ordinarla non sono stati i dirigenti delle Ferrovie dello Stato. L’iniziativa è partita da alcuni ferrovieri già individuati e ora oggetto di procedimenti disciplinari.

Sono le conclusioni dell’inchiesta interna avviata dal gruppo Fs sul modulo di segnalazione dei passeggeri di etnia Rom che salivano alla fermata di Salone, alle porte di Roma. Un caso, denunciato dal sindacato dei ferrovieri Fast, che ha aperto inquietanti scenari di discriminazione razziale sui binari.

La prima notizia è che, al contrario di quanto affermato inizialmente da Trenitalia, quel modulo “è stato effettivamente utilizzato dal 12 al 21 aprile”. Lo spiega il gruppo in una nota, che però aggiunge:  “La predisposizione del modulo e l’azione di monitoraggio sono state intraprese in assenza di disposizioni da parte della dirigenza e all’insaputa di questa”.

In pratica, la rilevazione dei rom sarebbe un’iniziativa partita a livello locale dopo la “pubblicazione sulla stampa locale di alcuni articoli sul tema della sicurezza nella stazione di Salone”. La stazione era rimasta chiusa per diversi anni per “motivi di sicurezza” dopo furti e atti vandalici.

La nota dice che “sono stati individuati i responsabili, tra i quali non vi sono dirigenti, nei cui confronti sono stati avviati i procedimenti disciplinari del caso”. Questo, “anche alla luce di quanto prescritto dal Codice Etico del Gruppo FS”.

“Il fatto che non ci siano stati ordini dalla dirigenza dimostra che nell’azienda non ci sono intenti razzisti” dice a Stranieriinitalia.it il segretario generale di Fast, Pietro Serbassi.

“Quei moduli – aggiunge il sindacalista – sono stati predisposti da un paio di quadri che danno istruzioni al personale di bordo per la gestione quotidiana del servizio. Un’iniziativa nata per contrastare la microcriminalità, che però diventava discriminatoria. Il problema della sicurezza esiste, ma quel modulo era una risposta sbagliata”.

Elvio Pasca

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