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Ruperto: “Non siamo responsabili per i 63 morti nel barcone”

Il sottosegretario all’Interno discolpa l’Italia sulla tragedia del marzo 2011.  Tineke Strik, la senatrice che indaga: “Rivedere le regole per il soccorso in mare”

Roma – 6 luglio 2012 – “L’Italia non ha alcuna responsabilità nell’incidente che costò la vita a 63 profughi nel mese di marzo del 2011”.

Lo  ha detto ieri il sottosegretario all’Interno, Saverio Ruperto, alla senatrice Tineke Strik, che, per conto del Consiglio d’Europa, indaga sul naufragio di un barcone salpato dalla Libia durante la guerra. Partirono in settantadue e andarono alla deriva per giorni nel Mediterraneo, nonostante avessero chiesto aiuto e fossero stati avvistati da diverse unità navali e da un elicottero.

Dopo essersi rivolta alla Commissione per i Diritti umani, presieduta da Pietro Marcenaro, la parlamentare olandese ha chiesto l’intervento del governo italiano, incontrando Ruperto e il capo di Gabinetto del ministro Riccardi, Mario Morcone. La senatrice Strik ha precisato ai rappresentanti del governo che l’inchiesta disposta dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa non mira alla ricerca di un colpevole.

Intende solo rivedere e aggiornare le norme che regolano il soccorso in mare perche’ simili tragedie non accadano piu’.

“Nel 2011 – ha ricordato – hanno perso la vita in quel tratto di mare oltre 1500 esseri umani. Inseguendo il sogno di liberta’, tentavano di attraversare il Mediterraneo per raggiungere le coste europee. Dato che l’esodo non e’ finito, dobbiamo impedire che – aventi diritto o clandestini che siano – non vengano abbandonati se in difficolta’”.

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