Souad Sbai porta in Parlamento i temi dell’immigrazione. Tra le priorità: le seconde generazioni, le donne e la legalità
Roma – 16 aprile 2008 – Il primo deputato di colore e la prima donna araba: nel nuovo Parlamento italiano figura la presenza di due parlamentari di origini straniere. Si tratta del giornalista ed ex assessore alle Politiche giovanili del Comune di Roma, Jean Leonard Touadì, candidato con l’Italia dei Valori, e Souad Sbai, presidente delle donne marocchine eletta alla Camera nelle liste del Popolo delle Libertà.
Pochi insomma, ma vogliosi di cambiare una situazione in tema di integrazione che da tempo scricchiola. Tenace e vulcanica, l’ormai italianissima Suoad Sbai non entra nel Parlamento in punta di piedi. Intende dare il proprio contributo affinché l’immigrazione in Italia sia fatta di legalità e integrazione degli stranieri.
In quale direzione saranno rivolti i primi impegni da parlamentare?
“Le problematiche da affrontare sul tema immigrazione sono molte. Tra i miei primi pensieri c’è quello rivolto alle seconde generazioni, che rappresentano per l’Italia un valore aggiunto da non perdere. E’ importante che chi nasce qui abbia il diritto alla cittadinanza italiana. Ma non dimentico neanche gli immigrati di prima generazione. Quelli, ad esempio, che lavorano onestamente e attendono il rinnovo del permesso di soggiorno per tre anni. È una cosa intollerabile”.
Qualcuno potrebbe pensare che una donna, di origini marocchine, araba, parte svantaggiata nel Parlamento italiano. Cosa ne pensi?
“Non ritengo di partire svantaggiata perché ho i diritti che spettano ad ogni cittadino italiano. Io mi sono guadagnata tutto con l’impegno. Se una persona si dà da fare, lo spazio c’è, indipendentemente dal suo sesso, dalle sue origini, dalla sua religione. E questo gli immigrati devono saperlo. Se le donne sono brave, vanno avanti al pari degli uomini, lo stesso vale se si è immigrati”.
Il percorso per arrivare fino a qua è stato più difficile di quanto avrebbe dovuto essere?
“No. Ho avuto modo di interfacciarmi con tante persone maltrattate, con tante ingiustizie e con la privazione dei fondamentali diritti umani: questo ha rafforzato in me la consapevolezza, la determinazione e la grinta”.
Ti sei sempre battuta per i diritti delle donne, ora cosa senti di poter promettere loro?
“Di continuare nel mio impegno nei loro confronti. All’associazione Acmid-donna, di cui sono presidente, si sono rivolte donne di varie nazionalità, italiane comprese. Continuerò a difendere i loro diritti di persone libere. Da deputato, intendo impegnarmi nella sensibilizzazione sul tema, oltre che nel migliorare e far applicare la legge contro la violenza alle donne”.
Fare il politico comporta delle responsabilità. Nei confronti di chi prima di tutti pensi di dovertele assumere?
“A questo proposito, spero prima di tutto nella pazienza della mia famiglia. Per il resto continuerò a lavorare nella direzione da me già intrapresa, con maggiore attenzione – come ho già detto – nei confronti delle seconde generazioni, delle donne e degli immigrati per bene”.
Quanto ai tuoi propositi, prevedi una strada in salita? Alla luce delle dichiarazioni di Umberto Bossi, sembra proprio che gli immigrati avranno vita dura. Si parla di una legge sull’immigrazione ancor più severa della Bossi-Fini. La tua opinione?
“Bossi parla di sicurezza, è contro i delinquenti, non contro gli immigrati. Il suo messaggio è rivolto ai clandestini, ai malviventi, non agli stranieri che vivono e lavorano in Italia legalmente. Non credo che la strada sarà in salita, perché abbiamo propositi comuni e un dialogo aperto e costruttivo. Mi aspetto un cammino insieme. E’ normale voler proteggere l’italianità. Ogni popolo difende la propria identità nazionale, e a volte ciò sembra intrecciarsi con la diffidenza nei confronti dello straniero. Ma se io sono dentro, se sono stata candidata dal Pdl ed eletta, qualcosa vorrà pur dire. In Olanda e in Francia, per vedere un deputato di origini estere ci sono volute quattro generazioni di immigrati. Qui si è cominciato già dalla prima. L’Italia è un Paese aperto”.
Quale credi che sarà il futuro dell’integrazione degli immigrati in un’Italia di centro-destra? Pensi di poterlo influenzare?
“Credo ci sarà un cambiamento per tutti. Non ci sarà posto per chi pensa di delinquere. Coloro che vivono in Italia onestamente e si impegnano in un reciproco processo di integrazione devono essere considerati pari agli italiani. Ma sono per la tolleranza zero nei confronti di chi viene qui con altre intenzioni. Dovremmo inventare un permesso di soggiorno "a punti", come le patenti di guida. Alla terza trasgressione della legge italiana deve seguire l’espulsione definitiva. Inoltre, per integrarsi bene, grosso ruolo gioca la conoscenza della lingua italiana, che dev’essere condizione indispensabile per entrare in Italia. Ritengo che il mio lavoro non sarà facile. Dovremo cominciare da zero perché negli ultimi due anni non è stato fatto gran che. Ma io non mi tiro indietro nelle battaglie difficili, ho le spalle larghe e sui temi in questione non me ne starò certo lì a guardare”.
Hai detto che il tuo partito ha vinto una battaglia. Pensi di averne vinta una anche tu personalmente, indipendentemente dal Pdl?
“Assolutamente si. Tante persone mi hanno sostenuta e dato fiducia”.
Insieme al Pdl e alla Lega vincono anche coloro che hanno votato questi partiti. Secondo te, gli immigrati (visto che non possono votare per le politiche), hanno vinto o perso?
“L’immigrato deve credere in un cambiamento positivo, deve mettersi in testa che non è una vittima e darsi da fare. La campagna elettorale è terminata da poco, bisogna aspettare i fatti concreti per poter commentare. Secondo me ha vinto la buona integrazione dei migranti, non il razzismo. Ma non si possono fare miracoli, servirà del tempo. E servirà anche una collaborazione di strutture non politiche ma sociali, culturali o editoriali”.
Antonia Ilinova
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