Per aspirare alle undicimilacinquecento cattedre messe in palio dal ministro dell’Istruzione serve la cittadinanza italiana o comunitaria. L’ Asgi: “Una discriminazione, Profumo modifichi il bando”
Roma – 11 ottobre 2012 – Le scuole italiane sono multiculturali, ma se tra i banchi siedono sempre più figli di immigrati, non ci sono cattedre per gli insegnanti stranieri.
I maestri e i professori che non hanno la cittadinanza italiana o comunitaria non potranno infatti aspirare agli undicimilacinquecento posti messi in palio per il prossimo biennio dal ministero dell’Istruzione nelle scuole d’infanzia, primarie e secondarie. Un’occasione quasi unica, se si considera che l’ultimo bando per reclutare insegnanti risale al 1999.
Il decreto pubblicato a fine settembre che indice il tanto atteso “concorsone”, richiamandosi ai ” requisiti generali di accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni” spiega però che per partecipare è indispensabile “il possesso della cittadinanza italiana ovvero della cittadinanza di uno degli stati membri”. Una scelta che secondo alcuni esperti è discriminatoria, quindi illegittima.
È la posizione dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, che ha inviato una lettera al ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, chiamando in causa anche il suo collega all’integrazione Andrea Riccardi e l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali.
L’esclusione dei docenti stranieri, scrivono Livia Santoro e Rita Ricci, sancisce una “irragionevole differenza di trattamento tra lavoratori extracomunitari e lavoratori comunitari”. Viola perciò il principio di non discriminazione ribadito dalla Convenzione sui lavoratori migrati dell’OIL, dal Testo Unico sull’Immigrazione e dal Decreto Legislativo 215 del 2003 sulla parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica.
Inoltre, il bando non tiene conto di “ulteriori e specifiche disposizioni provenienti da fonti comunitarie direttamente applicabili in Italia”. Queste garantiscono parità di trattamento nell’accesso al lavoro a determinate categorie di persone: familiari dei cittadini dell’Ue, familiari di cittadini italiani, soggiornanti di lungo periodo e rifugiati.
Di qui la richiesta a Profumo di modificare il bando, aprendolo anche agli stranieri. E se il ministro non si muoverà, la questione, minaccia l’Asgi, finirà in tribunale, con un ricorso antidiscriminazione.
Elvio Pasca