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Seconde generazioni, astenute per forza

Italiani di fatto, anche in queste elezioni sono rimasti, loro malgrado, a guardare. Sarubbi (Pd) e la “banca del voto”

Roma – 29 marzo 2010 – Mentre  italiani di nome e di fatto hanno scelto di non votare, altri italiani di fatto ma non di nome si sono astenuti per forza. Figli di immigrati, seconde generazioni  cresciute nel nostro Paese, ma tagliati fuori dal voto e da tanti altri diritti per una rigida e antiquata legge sulla cittadinanza.

Jaskarandeep Singh Gakhal ha 25 anni, è originaria del Punjab ma dalle elementari all’Università (Scienze Politiche a Perugia) ha sempre vissuto in Italia:  “Faccio parte – racconta – di quella consistente fetta del popolo italiano che, un secolo dopo il suffragio universale maschile e mezzo secolo dopo il voto alle donne, non potrà votare in queste elezioni. Per noi si sono dimenticati di applicare le regole della democrazia, per noi nessuno si è strappato le vesti”.

“Noi  – continua – siamo gli immigrati, siamo i figli degli immigrati e dei rifugiati, nati in Italia o arrivati qui da piccoli. Le normative vigenti sanciscono per noi lo status di cittadini di serie B. Fintantoché le leggi non cambiano non potremo essere gli Obama italiani, ma nemmeno insegnanti, avvocati, magistrati, impiegati e dirigenti pubblici, ingegneri, architetti, notai, vigili del fuoco, poliziotti, militari, bidelli, autoferrotranvieri e qualsiasi altra attività che preveda l’accesso mediante concorso pubblico”.

Jaskarandeep è uno dei tanti. Andrea Sarubbi, il deputato del Pd che insieme al collega del Pdl Fabio Granata ha proposto una riforma della cittadinanza, è partito dalla sua storia per proporre sul suo blog l’esperimento “banca del voto”. Sarubbi chiedeva  ai cittadini italiani che non volevano votare di contattare una seconda generazione, chiederle per chi avrebbe votato, e andare a votare al posto suo.

Come è andata? “ La banca del voto –spiega Sarubbi –  voleva essere una provocazione e invece, in poche ore, si è trasformata in una vera e propria mobilitazione: sulla rete hanno risposto associazioni, amministratori locali e semplici cittadini, italiani e non. Molti per chiedere un voto in prestito, molti altri per esprimere solidarietà”.

“Speriamo che fra pochi mesi – conclude il deputato – il Parlamento costringa la Banca del voto a chiudere i propri sportelli. Con l’approvazione della nuova legge sulla cittadinanza, chi e’ italiano di fatto potrà esserlo, finalmente, anche di diritto".

Andrà davvero così? Se ne riparlerà appena la riforma della cittadinanza riprenderà il suo cammino in Parlamento. Era stata accantonata per non essere influenza dalla campagna elettorale. A urne chiuse, influenza o no, quando e come tornerà in agenda?

EP

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