La proposta di Asgi e Avvocati per Niente, le associazioni che hanno promosso il ricorso di Syed. Salverebbe la parità di trattamento senza bloccare volontari e progetti già selezionati
Roma – 21 gennaio 2012 – Aprire sì il servizio civile anche ai giovani stranieri, ma a partire dal prossimo bando. È la soluzione che si prospetta all’orizzonte per salvare il principio di uguaglianza, permettendo però di partire ai ragazzi già selezionati e ai progetti ai quali erano destinati.
È stata un terremoto la sentenza del tribunale di Milano che il 12 gennaio ha bocciato come discriminatorio il requisito della cittadinanza italiana nei bandi che reclutano volontari. Dando ragione al giovane di origine pakistana Syed S., ha infatti ordinato all’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile di sospendere le selezioni e riaprire i bandi anche ai non italiani. All’UNSC non è rimasto che fermare i ragazzi già selezionati e quindi i progetti in cui si sarebbero stti impegnati.
L’UNSC ha anche presentato ricorso in appello, ma il portavoce del ministero dell’integrazione (che ha le deleghe sul servizio civile) ha precisato che questo “non è contro l’ammissione di un ragazzo non italiano, ma solo contro quella parte della sentenza che obbliga ad annullare il bando e a rifarlo da capo, compromettendo la partenza già decisa di 18 mila giovani”. E c’è da dire che anche nelle proteste di volontari e associazioni non si mette in dubbio la bontà delle decisione del giudice, ma le sue conseguenze immediate.
Insomma, tutti d’accordo che il Servizio Civile vada aperto anche ai giovani “stranieri” (in realtà italianissimi, documenti a parte, figli di immigrati), ma come salvare la parità di trattamento senza bloccare volontari e progetti? Asgi e Avvocati per Niente onlus, che hanno promosso il ricorso di Syed S., indicano una via d’uscita che “può essere trovata anche in tempi celeri”.
“La responsabilità della situazione venutasi a creare per i giovani ormai prossimi alla partenza non è certamente imputabile alla vicenda giudiziaria. L’amministrazione avrebbe ben dovuto redigere il bando secondo costituzione, come richiesto da tempo dalle associazioni e una decisione sul punto poteva e doveva essere presa dalla politica ben prima” premettono le due associazioni .
Però ricordano anche che “la legge prevede la possibilità di un “piano di rimozione della discriminazione” anche secondo passaggi graduali, da definirsi in accordo tra le parti”. Ci si potrebbe quindi accordare “su una apertura definitiva del servizio civile agli stranieri dal prossimo bando”. Una soluzione su cui le associazioni e Syed “hanno già ripetutamente dichiarato la loro disponibilità, ferma restando la salvaguardia di quel principio di non discriminazione che il Giudice di Milano ha affermato essere valore portante dell’ordinamento italiano”.
Elvio Pasca