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Si chiama “residenzialità” la discriminazione targata Lega

Tre improbabili proposte di legge alla Regione Lombardia per premiare “coloro che risiedono da più tempo sul territorio”. Cioè per escludere gli immigrati da servizi sociali e case popolari

Roma – 19 dicembre 2011 – I leghisti la chiamano “residenzialità”, il resto del mondo discriminazione, senza virgolette. Perché l’obiettivo delle tre proposte presentate nei giorni scorsi dal gruppo consiliare del Carroccio alla Regione Lombardia è tagliare fuori gli immigrati da borse di studio, asili nido, case popolari e altre prestazioni sociali.

“Il pacchetto residenzialità-  ha spiegato il Presidente della Commissione Bilancio e primo firmatario, Fabrizio Cecchetti – si compone di tre progetti di legge che abbiamo deciso di presentare per introdurre criteri che premino coloro che risiedono da più tempo sul territorio della nostra Regione per l’accesso ad alcuni servizi alla persona. Considerato infatti il periodo di forte crisi economica e la necessità di migliorare la gestione delle risorse finanziarie disponibili, riteniamo doveroso intervenire in questo senso”.

Due progetti di legge vogliono introdurre il termine temporale di quindici anni di residenza continuativa sul territorio regionale per l’ottenimento dei benefici in materia di diritto allo studio e dei servizi in ambito sociale e sociosanitario. In questo modo, chiarisce Cecchetti, si sancirebbe per esempio “la precedenza per i lombardi nelle graduatorie degli asili nido”.

Il terzo progetto di legge è dedicato invece all’accesso all’edilizia residenziale pubblica. In questo caso gli anni di residenza continuativa necessari per presentare la domanda salirebbero da 5 a 15, ma sarebbe anche prevista “una quota massima del 5% per assegnazione degli alloggi ALER ai cittadini di Stati non aderenti all’Unione Europea”. “Con queste misure – sostiene il leghista – si andrà a riequilibrare una situazione assurda che fino ad oggi ha visto premiare gli ultimi arrivati a scapito di chi risiede da sempre in Lombardia e si trova paradossalmente scavalcato in graduatoria”.

Difficile che questi progetti diventino legge, anche perché il Testo Unico sull’Immigrazione garantisce le prestazioni sociali a chi ha un permesso di soggiorno almeno annuale e l’accesso alle case popolare ai lavoratori che hanno un permesso almeno biennale. Senza contare che l’anzianità di residenza penalizzerebbe anche italiani e comunitari.

Alla Lega però, più che la fattibilità, interessa l’effetto annuncio delle sue improbabili proposte, magari per recuperare un po’ di consenso tra la base delusa. È quello che si legge, neanche tanto tra le righe, nelle roboanti dichiarazioni da campagna elettorale del capogruppo in Consiglio Regionale, Stefano Galli.

“Con queste tre iniziative legislative – sostiene Galli – siamo tornati alle nostre origini. Si sappia quindi che la Lega non ha mai dimenticato i motivi per cui è nata. Siamo consapevoli che su queste tematiche non si tratterà di una battaglia facile e che ci troveremo di fronte ad un ostruzionismo trasversale, ma proprio il fatto di essere soli contro tutti è la dimostrazione che la Lega è l’unico baluardo che può difendere i cittadini da lobby e poteri forti”.

Elvio Pasca

 

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