Pochi accenni all’accoglienza nel discorso del presidente della Commissione Europea, che invece si dilunga su come fermare i flussi. “Piano di investimento per l’Africa, controlli su chiunque entra o esce dall’Ue”
Strasburgo – 14 settembre 2016 – “La nostra Unione Europea è, almeno in parte, in una crisi esistenziale. Dobbiamo innanzitutto ammettere che abbiamo molti problemi irrisolti in Europa”, tra questi c’è anche “l’enorme sfida di integrare i rifugiati”.
Così il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, che oggi a Strasburgo ha tenuto il suo annuale discorso sullo Stato dell’Unione davanti all’Europarlamento. In realtà, ha parlato quasi per niente di come accogliere e integrare chi fugge da guerre e persecuzioni, dilungandosi invece su come bloccare i flussi di migranti all’origine e di come difendere i confini europei anche alla luce della minaccia del terrorismo.
Juncker ha annunciato il lancio di un “ambizioso piano di investimento per l’Africa e il vicinato, che ha il potenziale di attrarre 44 miliardi di investimenti. Può salire a 88 milioni se gli Stati Membri contribuiscono”.
“Useremo fondi pubblici – ha spiegato – come garanzie per attrarre investimenti pubblici e privati per creare veri lavori. Questo sarà complementare ai nostri aiuti allo sviluppo e ci aiuterà a colpire una delle cause delle migrazioni. Con la crescita economica nei Paesi in via di sviluppo al livello più basso dal 2003, questo è cruciale. Il nuovo Piano offrirà una salvezza per coloro che diversamente sarebbero spinti ad affrontare viaggi pericolosi alla ricerca di una vita migliore”.
Juncker ha insistito sulla solidarietà, “colla che tiene insieme l’Unione”, escludendo però apparentemente azioni per costringere gli Stati membri a praticarla. “Nella gestione della crisi dei rifugiati, abbiamo iniziato a vedere solidarietà. Io credo che ne serva molta di più. Ma so anche che la solidarietà deve essere data volontariamente. Deve venire dal cuore. Non può essere forzata”.
Poi ha parlato di terrorismo, “Gli atti barbari di questi anni ci mostrano ancora una volta contro per cosa stiamo combattendo: il modo di vivere europeo. Di fronte al peggio dell’umanità, noi dobbiamo rimanere fedeli ai nostri valori, a noi stessi. E ciò che noi siamo sono società democratiche, plurali, aperte e tolleranti. Ma il prezzo di quella tolleranza non può essere la nostra sicurezza”.
“Dobbiamo sapere chi attraversa i nostri confini” ha sottolineato Juncker, rilanciando l’istituzione della nuova Guardia di frontiera e delle coste europea, che sta per essere formalizzata da Parlamento e Consiglio. “Frontex ha già oltre 600 agenti sul campo ai confini con la Turchia in Grecia e oltre 100 in Bulgaria. Ora le istituzioni europee e gli stati membri lavoreranno insieme per mettere in piedi la nuova Agenzia: voglio vedere almeno 200 guardie di frontiera e almeno 50 veicoli in più impiegati ai confini esterni della Bulgaria entro Ottobre”.
“Difenderemo i nostri confini anche con stretti controlli, adottati entro la fine dell’anno, su chiunque li attraversa. Ogni volta che qualcuno entrerà o uscirà dall’Ue, sarà registrato il quando, il dove e il perché. Entro novembre, proporremo un Sistema Informativo Europeo sui viaggi (European Travel Information System) automatuzzato per determinare chi sarà ammesso a viaggiare in Europa. In questo modo – promette il presidente della Commissione Europea – noi sapremo chi viaggerà in Europa prima che arrivi qui”.
EP