Roma, 9 aprile 2025 – Il 2024 è stato un anno estremamente difficile e complesso per il fenomeno della mobilità umana forzata, segnato da conflitti globali, crisi climatiche e politiche migratorie restrittive. Secondo il rapporto annuale 2025 del Centro Astalli, sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, oltre 122 milioni di persone sono state costrette alla fuga, segnando un aumento del 10% rispetto all’anno precedente, principalmente a causa delle crisi in Sud Sudan e Ucraina.
In Europa, il Patto sulla migrazione e l’asilo adottato nel 2024 è stato accolto con preoccupazione da varie organizzazioni della società civile, che lo hanno definito un arretramento del diritto d’asilo. Il Centro Astalli denuncia come le nuove misure abbiano aumentato il rischio di detenzioni arbitrarie e ostacolato l’accesso equo alla protezione internazionale, creando di fatto situazioni di respingimento.
Anche l’Italia ha seguito questa linea restrittiva, con l’apertura controversa di centri di detenzione in Albania, frutto di un protocollo tra il governo italiano e quello albanese, contestato per il suo dubbio profilo di costituzionalità e inefficienza pratica.
Il Centro Astalli, impegnato da oltre 40 anni nell’accompagnare, servire e difendere i diritti dei rifugiati, ha registrato oltre 65.000 pasti distribuiti e quasi 10.000 interventi sanitari effettuati nel 2024. Preoccupante l’incremento di richieste di assistenza legale e sanitaria da parte di migranti provenienti dal Sud America, in particolare dal Perù.
La salute mentale dei rifugiati rimane un’area critica, con un significativo aumento delle visite psichiatriche e psicologiche, soprattutto per persone sopravvissute a torture e violenze durante il viaggio migratorio o nei centri di detenzione nei paesi di transito.
Nel suo messaggio, il presidente del Centro Astalli, P. Camillo Ripamonti, ha sottolineato l’importanza di affrontare la migrazione come un processo da regolamentare e pianificare globalmente, opponendosi a politiche che alimentano conflitti e negano la dignità umana.
L’obiettivo per il futuro, afferma il rapporto, è continuare a lavorare per creare comunità partecipative, dove i rifugiati possano sentirsi realmente inclusi e accolti, promuovendo al contempo una cultura dell’accoglienza, della solidarietà e del rispetto dei diritti umani.