Su 5mila abitanti, quasi 600 immigrati di 44 Paesi diversi. Fianco a fianco tra i filari del Brunello
Montalcino – 6 febbraio 2008 – La capitale del Brunello sembra essere anche patria dell’integrazione etnica. A Montalcino vivono uomini e donne giunti da 44 differenti Paesi. Persone che lavorano nella città toscana e danno il proprio contributo nei vigneti famosi per essere sorgente di uno dei più noti vini made in Italy.
Qui risultano residenti 576 stranieri, l’11,25 per cento della popolazione, ma sono molti anche coloro che vivono nei comuni limitrofi e che tutti i giorni vanno a lavorare a Montalcino. Si tratta di un dato nettamente più alto della media italiana, in cui l’incidenza percentuale degli immigrati sulla popolazione complessiva si attesta al 5,6 percento.
Secondo un’indagine eseguita negli ultimi due mesi da Wine news, agenzia di comunicazione sul mondo del vino, gli immigrati, comunitari e non, convivono nelle colline del sienese pacificamente. Sono albanesi, romeni, filippini, sloveni, tunisini, indiani, cubani, inglesi, americani, giapponesi, tedeschi. I circa cinquemila abitanti hanno dato vita a un melting pot perfetto. Non trapela infatti notizia di alcun problema di ordine pubblico, ne di episodi di criminalità. Mai una tensione o delle lamentele.
"Gli stranieri che lavorano qui – dice il titolare di Wine news, Alessandro Regoli – sono tutti regolari e tutelati da contratti di lavoro. E non esiste alcuna forma di emarginazione, perchè sono impiegati in diversi settori e hanno vari ruoli professionali. Tra loro ci sono operai come imprenditori. A Montalcino abbiamo quattro pizzerie – osserva Regoli – due sono gestite da cittadini albanesi e questo non rappresenta un problema per nessuno". Insomma, i protestanti vivono gomito a gomito con i musulmani, i cattolici con gli ortodossi, nelle scuole ci sono bambini delle etnie più varie, le vie del paese sono diventate una babele di lingue diverse.
"Montalcino – conferma Francesco Marone Cinzano, presidente del Consorzio del Brunello – rappresenta una sorta di isola felice in cui convivono differenti identità culturali. Non solo straniere, ma anche italiane. Io stesso sono arrivato qui da Torino negli anni ’70, e come forestiero sono stato accolto calorosamente dalla comunità cinese, che si contraddistingue per la sua accoglienza".
La popolazione cosmopolita, stabilitasi a Montalcino negli ultimi anni, è preziosa per la città, perché rappresenta una risorsa per l’economia del territorio. Probabilmente l’amalgama perfetta tra culture diverse è dovuta in gran parte al fatto che il lavoro non manca, e non solo nelle vigne. Alle aziende vinicole servono manager, segretarie, responsabili commerciali ed enologi, con una buona padronanza delle lingue e una spiccata propensione ai contatti con l’estero, visto che ben il sessanta percento del Brunello si vende fuori dall’Italia.
A.I.