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Accoglienza diffusa e asilo più veloce, il piano in 7 punti dei Comuni

Le proposte dell’Anci per uscire dall’emergenza. Prevedono anche lavori socialmente utili per i profughi, centralità dello Sprar, premialità per chi accoglie e nuove norme sui minori non accompagnati

 

 

Roma – 20 settembre 2016 – “Serve un “Patto nazionale” che, sulla base di un forte accordo tra Stato, Regioni, Comuni e mobilitando le tante energie della società civile, realizzi un cambio di passo nella gestione dell’emergenza profughi”.

Lo scrive oggi in una lettera a Repubblica Piero Fassino, presidente dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. È un’esigenza, spiega, “che l’Anci propone da tempo e ancora da ultimo abbiamo sollecitato nell’incontro dello scorso 14 settembre con il Ministro Alfano, indicando principali punti”. Ecco le proposte dei Comuni: 

“1. Effettiva realizzazione dei Centri regionali di prima accoglienza, quale stazione intermedia tra il momento dello sbarco e la distribuzione dei profughi nei Comuni. Ad oggi i Centri sono pochi e saturi di persone e sempre più spesso i profughi passano direttamente dallo sbarco ai Comuni,

2. Passare ad un sistema “diffuso” di accoglienza, superando l’attuale concentrazione in un numero limitato di Comuni (circa 1.000), fonte di addensamento che suscita crescente inquietudine nell’opinione pubblica e enormi difficoltà nei Comuni. Ma un sistema “diffuso” che faccia leva sugli 8.000 Comuni italiani richiede come condizione imprescindibile che si adotti il criterio della “proporzionalità” tra numero di profughi inviati e popolazione del Comune ospitante. Molte delle resistenze delle amministrazioni locali ad accogliere derivano non da insensibilità, ma dal timore di vedersi destinatari di un numero non gestibile di profughi.

3. È necessario che l’accoglienza faccia capo ai Comuni attraverso il sistema Sprar, superando gradualmente il parallelo canale prefettizio di distribuzione attivato dal Ministero degli Interni, fonte di sovrapposizioni e troppo spesso gestito senza alcun coinvolgimento dei Sindaci.

4. La possibilità per i Comuni di utilizzare i profughi in attività socialmente utili, quale forma di “restituzione” alla comunità che li accoglie. Il che richiede strumenti normativi elastici e flessibili, attualmente insufficienti.

5. L’esclusione dai vincoli di bilancio delle spese sostenute dai Comuni per le politiche di accoglienza e la predisposizione di forme di premialità per i Comuni che aderiscono al sistema di accoglienza Sprar.

6. La approvazione da parte del Parlamento del disegno di legge – fermo da un anno – sui minori non accompagnati, tema che per evidenti ragioni riveste una particolare criticità.

7. La semplificazione delle procedure di esame delle domande di asilo e l’accelerazione dei tempi, in ragione da stabilizzare coloro a cui l’asilo viene concesso e rimpatriare rapidamente coloro che non lo ottengono”.

 

 

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