Il ministro dell’Interno annuncia un potenziamento del sistema gestito dagli enti locali. “Rivedere il principio di primo ingresso previsto dal regolamento di Dublino”
Roma -29 maggio 2014 – L'obbligo di accogliere le persone che chiedono protezione fuggendo da condizioni di vita drammatiche nei loro paesi è “soprattutto un obbligo dell'Europa come soggetto politico e istituzionale, e non di un singolo Paese”.
Lo ha ribadito ieri mattina il ministro dell'interno Angelino Alfano di fronte al Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione.
Di fronte ai quasi 40.000 sbarchi registrati nei primi 5 mesi dell'anno, e alla previsione che “il trend migratorio sia in crescita”, anche a causa della maggior instabilità politica del Nord Africa e della situazione di frammentarietà in Libia, Alfano chiede alla comunità internazionale di “farsi carico di andare in Africa per fare l'accoglienza primaria in loco, prima che i richiedenti asilo partano”.
Va poi rafforzato il ruolo di Frontex con Europol circa il coordinamento degli Stati membri in materia di immigrazione. In quest'ottica, portare la sede di Frontex “al centro del Mediterraneo” candidando l'Italia ad essere il paese ospitante “sarà uno dei temi che lanceremo nel semestre (di presidenza Ue)”.
Sempre sul fronte europeo, il ministro ha detto che porterà avanti nel semestre di presidenza targato Italia “una decisa azione di revisione del principio di primo ingresso previsto dal regolamento di Dublino”.
Intanto, 'in casa', si sta lavorando per ampliare la ricettività del Sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) gestito dagli enti locali “che, in breve, eleveremo a circa 20.000 posti”. Alfano ha inoltre dichiarato che «gli accordi con gli enti gestori dei centri statali presentano condizioni contrattuali tali da consentire margini di flessibilità collegati a un eventuale incremento delle presenze”.
Massima attenzione, infine, alla situazione del territorio di Prato, nel quale gli stranieri sono il 17% della popolazione, con una prevalenza netta di cittadini cinesi (26mila su 40.000 immigrati regolari). In questa realtà sono 4.400 le aziende al conduzione cinese.
La realtà imprenditoriale è attentamente monitorata, ha detto il ministro, con una “intensa attività ispettiva: negli ultimi cinque anni sono stati svolti più di 4 mila controlli ad immobili, 1.200 verifiche su ditte, ci sono stati oltre 600 sequestri e 1.600 sanzioni amministrative”.