Pubblicato il regolamento, entrerà in vigore tra quattro mesi. Riguarderà solo i nuovi arrivati, ecco cosa prevede, con il testo integrale e le tabelle dei punti
Roma – 13 novembre 2011 – Imparare l’italiano e l’educazione civica, mandare i figli a scuola, in generale “rigare dritto”. Sono gli impegni che da marzo dovrà onorare chi viene in Italia, se vuole continuare a vivere qui.
Annunciato da oltre due anni (era previsto dalla legge sulla sicurezza del 2009), è arrivato in Gazzetta Ufficiale il regolamento sull’”accordo di integrazione tra lo straniero e lo Stato”. Istituisce il cosiddetto “permesso a punti”, un sistema di “premi e punizioni” legati al comportamento degli immigrati in base a parametri scelti dal governo uscente.
L’accordo dovrà essere firmato presso lo Sportello unico per l’immigrazione o in Questura dai cittadini stranieri che hanno almeno sedici anni, ma non è retroattivo. Scatterà infatti solo per quelli che entreranno in Italia dopo l’entrata in vigore del regolamento e chiederanno un permesso di soggiorno della durata di almeno un anno.
Firmandolo ci si impegna a conseguire entro due anni una conoscenza poco più che elementare (livello A2) dell’italiano e una conoscenza “sufficiente” dei “principi fondamentali della Costituzione”, delle ”istituzioni pubbliche” e “della vita civile in Italia”, in particolar modo per quanto riguarda sanità, scuola, servizi sociali, lavoro e obblighi fiscali. Ci si impegna poi a far frequentare ai figli la scuola dell’obbligo e si dichiara di aderire alla “Carta dei valori della cittadinanza e dell’integrazione” del ministero dell’Interno.
Entro tre mesi dalla firma si deve seguire un mini-corso gratuito di “formazione civica e informazione sulla vita civile” che dura tra cinque e dieci ore, svolto nella propria lingua d’origine o, se questo non è possibile, in una lingua a scelta tra: inglese, francese, spagnolo, arabo, cinese, albanese, russo e filippino. In questa occasione si ricevono anche informazioni sulle “iniziative a sostegno del processo di integrazione” (come ad esempio corsi gratuiti di italiano) attive nella provincia.
L’integrazione si misura con dei punti (o crediti), sedici dei quali vengono assegnati automaticamente alla firma dell’accordo. I punti sono associati alle conoscenze linguistiche, ai corsi frequentati e ai titoli di studio di ogni straniero, così come a determinati comportamenti, come la scelta del medico di base, la registrazione del contratto d’affitto e le attività imprenditoriali o di volontariato. I punti però si perdono in caso di condanne penali anche non definitive, misure di sicurezza personali e illeciti amministrativi e tributari.
A due anni dalla firma, lo Sportello Unico per l’Immigrazione esamina la documentazione presentata dallo straniero (attestati di frequenza a corsi, titolo di studio ecc.) o, se questa non c’è, lo sottopone a un test. In entrambi i casi la verifica si chiude con l’assegnazione di un punteggio: da trenta punti in su, l’accordo si considera rispettato, da uno a ventinove si viene “rimandati”, con l’impegno a raggiungere quota trenta entro un anno, ma se i punti sono zero o meno si perde il diritto di soggiornare in Italia e scatta l’espulsione.
Il Ministero dell’Interno curerà un’anagrafe dei firmatari dell’accordo di integrazione, nel quale saranno registrati anche tutti i punteggi, le cui variazioni verranno di volta in volta comunicate ai diretti interessati. Questi potranno naturalmente accedere all’anagrafe anche per controllare la loro posizione.
Una vera e propria rivoluzione per l’immigrazione in Italia, ma ci sarà tempo per prepararsi. Il regolamento sull’accordo di integrante infatti in vigore centoventi giorni dopo la sua pubblicazione: l’ appuntamento è fissato al 10 marzo 2012.
Elvio Pasca
Scarica :
Il regolamento
Il testo dell’accordo (allegato A)
Cosa fa perdere punti (allegato C)