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Ai Weiwei: “Niente mostre nella Danimarca che sequestra i beni ai profughi”

L’artista cinese contro la nuova legge approvata ieri dal Parlamento scandinavo.”Sono scioccato, questa è la mia protesta”

Copenhagen (Danimarca) –  27 gennaio 2016 –  Ai Weiwei si schiera di nuovo accanto ai profughi.

Qualche settimana fa l’artista cinese aveva annunciato di voler aprire uno studio sull’isola di Lesbo, uno dei fronti più caldi della crisi umanitaria, e di voler realizzare un monumento alla memoria di chi perde la vita nel Mediterraneo cercando di raggiungere l’Europa per fuggire a guerre e persecuzioni. “Il confine – aveva spiegato in quell’occasione – non è a Lesbo, è piuttosto nelle nostre menti e nei nostri cuori”.

Oggi Ai Weiwei ha deciso di interrompere due mostre in corso in Danimarca per protestare contro la nuova legge approvata ieri dal parlamento del paese scandinavo. Questa allunga i tempi per i ricongiungimenti familiari, introduce regole più stringenti sui permessi di soggiorno e  prevede che alle persone che arrivano in cerca di protezione vengano sequestrati contanti e beni che superano la soglia di 10 mila corone (1340 euro), per pagare le spese d’accoglienza.

La mostra Ruptures in corso alla Faurschou Foundation di Copenhagen doveva chiudere ad aprile, ma oggi l’artista ha annunciato su Instagram di volerla interrompere “in seguito all’approvazione della proposta di legge che permette di sequestrare i beni e di ritardare i ricongiungimenti dei richiedenti asilo”. Una decisione appoggiata dal gallerista Jens Faurschou, secondo il quale il parlamento Danese ha scelto di essere in prima linea nelle politiche disumane  nella più grande crisi in Europa e in Medio Oriente, anziché essere in prima linea per una rispettosa soluzione europea”.

Secondo il giornale danese The Local Ai Weiwei ha cancellato anche la sua partecipazione a una mostra in corso all’ ARoS Aarhus Art Museum.  “Sono molto scioccato dalla notizia che il governo danese ha deciso di sequestrare i beni dei rifugiati – ha spiegato in una lettera al direttore – Come risultato di questa deplorevole decisione, devo cancellare la mostra per esprimere la mia protesta contro il governo Danese”

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