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Alfano: “Questa non sarà l’ultima strage. L’Europa si muova”

Il ministro dell’Interno alla Camera: “L’Ue protegga le sue frontiere per salvare vite umane. Nobel della Pace a Lampedusa”

Roma -4 ottobre 2013 – “Parlo con animo sgomento e con il cuore colmo di dolore. Ma la razionalità suggerisce che non vi è alcuna ragione per pensare, per sperare che questa sia l’ultima volta”. È un passaggio dell’intervento di stamattina del ministro dell’Interno Angelino Alfano alla Camera sulla tragedia di Lampedusa.

Il titolare del Viminale ha ricostruito la dinamica del naufragio, avvenuto tra le 4 e le 5 del 3 ottobre. Un peschereccio che può “ragionevolmente imbarcare tra le quattrocento e le cinquecento persone” si è fermato per un’avaria a 0,5 miglia dall’Isola dei Conigli. Per chiedere aiuto e segnalare la loro posizione, le persone a bordo hanno dato fuoco a una coperta, ma il carburante fuoriuscito dalla sentina ha preso fuoco. Si è scatenato il panico a bordo, tutti si sono sposatati su un lato e la barca si è capovolta, inabissandosi.

Le operazioni di soccorso sono andare avanti per tutta la notte, ma stamattina sono state complicate dalle condizioni meteo e del mare avverse.

“L’ultimo dato – ha detto Alfano – è di 155 vite salvate e 111 vittime”, uomini, donne e bambini che cercavano “libertà, democrazia e benessere”. I sommozzatori hanno però già individuato altre “decine di vittime” sotto il barcone , visibili perché irrigidite del rigor mortis e incastrate nelle lamiere”. Ce ne sono però presumibilmente anche altre, le testimonianze parlano infatti di “oltre 400 persone a bordo”. Nella stiva potrebbero insomma esserci molti altri corpi. “E nella stiva- ha sottolineato – viaggiano quelli che hanno pagato il biglietto meno caro. I più poveri tra i poveri”.

“Noi continuiamo ad essere i campioni dell'accoglienza” ha rivendicato il ministro, ricordando gli oltre 30 mila migranti arrivati quest’anno sulle coste italiane. “La gran parte è stata soccorsa, cioè è arrivata nel nostro Paese perché noi siamo andati a prenderli,  ben oltre le acque italiane, oltre le acque internazionali, sino alle rive di alcuni Paesi, anch'essi talvolta dell'Europa, perché il diritto umanitario prevale sulle regole giuridiche”.

Secondo Alfano “non è più un'emergenza: è un tempo della storia che ci consegna quello dell'immigrazione come un fenomeno immanente a questo tempo della storia. E non vi sarà mai un reticolato burocratico, un reticolato normativo, che potrà fermare il vento della storia. Perché è cambiata completamente l'idea della frontiera, in questo tempo di globalizzazione dei diritti, ma anche di globalizzazione delle povertà. Almeno in una parte del mondo, l'istinto, la spinta ad andare fuori nasce dalla povertà, nasce dall'assenza di democrazia, nasce dall'assenza di benessere”.

“Il punto – ha ribadito il ministro – è se l'Europa intenda difendere la frontiera che ha disegnato con il Trattato di Schengen. Uno Stato che non protegge la frontiera non è, semplicemente non è. L'Europa deve scegliere se essere o se non essere. proteggere le proprie frontiere significherà proteggere i propri cittadini, ma anche proteggere dalla morte coloro i quali quelle frontiere valicano senza tutele, in mano ai mercanti di morte, senza assicurazioni e senza nulla. Protezione delle frontiere e diritto umanitario-accoglienza: questi sono i due cardini su cui l'Europa deve improntare la propria riflessione”.

Oltre alla battaglia su Frontex, il governo spinge per una revisione del Regolamento di Dublino, che affida al Paese di primo ingresso, “ossia all'Italia”, tutto il carico dei richiedenti asilo. Inoltre, “per contrastare i traffici di morte occorrerà una strategia veramente integrata”, che preveda “un principio di condizionalità nella cooperazione, che imponga agli Stati da cui partono una cooperazione con noi, per arginare queste partenze e poi, una cooperazione di polizia, tra la nostra polizia e le polizie di quei Paesi, con una supervisione da parte dell'Europa”.

Alfano è tornato a definire Lampedusa “nuovo check point Charlie”, un “passaggio a livello tra il sud e il nord del mondo“. Ed è per questo che occorre “un grande segnale di tutto il mondo per noi, per l'Europa e per Lampedusa: candideremo l’isola per il premio Nobel per la pace e speriamo che a questa richiesta si aggiunga l'intera Unione europea”.

 

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