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ALZHEIMER: ASSISTENZA SU SPALLE BADANTI E DONNE/ANSA TURCO, FARLE ENTRARE IN ITALIA AL DI FUORI DI Q

(ANSA) – ROMA, 20 MAR – L’Alzheimer pesa sulle spalle delle donne e delle badanti, e le famiglie spendono sempre di più: fino 10 mila e 600 euro. Una cifra che, secondo un rapporto del Censis, considera solo i costi diretti, ai quali bisognerebbe aggiungere idealmente oltre 40 mila euro l’anno di assistenza e sorveglianza monetizzata e garantita dalla famiglia. Un esercito di donne che arrivano dall’estero sul quale si regge il delicato e oneroso sistema di chi ha un malato in caso e per le quali il ministro della Salute Livia Turco auspica corsie e procedure semplificate, fuori dal sistema a quote. Per Turco, è possibile migliorare la prima legge del centrosinistra, tirando fuori appunto il lavoro familiare dalle quote di ingresso, e ripristinando la figura di garanzia dello sponsor. Il principio che il ministro sostiene è quello di un sistema che per il lavoro familiare "sia costante, facilitato e permetta alle famiglie di guardare in faccia chi entrerà in casa a lavorare". I malati di Alzheimer sono circa 520.000 e i nuovi casi sono stimabili in circa 80.000 all’anno. Nel 2020 i nuovi casi di demenza saliranno a 213.000 l’anno, di cui 113.000 attribuibili all’Alzheimer. Rispetto al passato le badanti sono diventate il vero fulcro dell’assistenza. Le famiglie di pazienti che fanno affidamento sull’aiuto della badante sono state il 40,9% del campione, con una prevalenza (24,4%) di situazioni in cui convive nella stessa casa con il paziente, mentre nel 16,5% dei casi la badante vive altrove. Si tratta soprattutto di donne straniere, contro l’8,2% di famiglie nelle quali la badante è italiana. Ma secondo il rapporto si tratta di una sottostima anche a causa della presenza di un certo numero di immigrate non in condizione di regolarità. Il ministro, per affrontare la questione della non autosufficienza, intende avviare anche un tavolo di lavoro nazionale, con 3 obiettivi: garantire l’assistenza sanitaria di base sulle 24 ore, introdurre dell’operatore della fragilità, una nuova figura professionale e aprire sportelli per la non autosufficienza che aiutino nel famiglie. E quanto la malattia incide sulle famiglie è dimostrato anche da altri dati. Nonostante la forte presenza delle badanti, il carico assistenziale sopportato da queste persone, spesso le figlie di un uomo o una donna ammalata, non più giovani (fra i 46 e i 60 anni) e frequentemente anche con una loro famiglia sulle spalle, si mantiene assolutamente elevato: 6 ore al giorno ai compiti di assistenza e 7 ore al giorno alla sorveglianza. Pesanti gli effetti sulla vita quotidiana: il 45,7% di chi ha un’occupazione ha subito cambiamenti rispetto al proprio lavoro, l’87,3% dichiara di sentirsi fisicamente stanco, il 53,6% di non dormire a sufficienza, il 43,1% di soffrire di depressione, il 65,6% ha interrotto per mancanza di tempo tutte le attività extralavorative (hobby, attività sportive, viaggi, ecc.), il 63,6% vive in costante agitazione ogni minuto vissuto lontano da casa, e il 61,8% ha la sensazione che la malattia abbia peggiorato in qualche modo la vita di tutti i membri della famiglia, il 33,2% sostiene di non avere più soldi da spendere per se stesso. Nel futuro dei malati ci potrà essere forse qualche speranza dalla ricerca sulle staminali, ha spiegato il presidente della commissione Sanità del Senato, Ignazio Marino, che ha auspicato un abbassamento dei toni contrari all’utilizzo di quelle embrionali, in particolare se si tratta di quelle prese dal liquido amniotico. (ANSA).2007-03-20 18:48

(20 marzo 2007)

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