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Amnesty: “Effetto Trump e autoritarismi mettono in crisi i diritti umani nel mondo”

Roma, 29 aprile 2025 – Il nuovo rapporto annuale di Amnesty International lancia un allarme severo sullo stato dei diritti umani nel mondo, denunciando un declino accelerato causato, tra gli altri fattori, dall’effetto Trump. Secondo l’organizzazione, l’amministrazione statunitense sta contribuendo in maniera determinante a un’erosione globale dei diritti, con conseguenze potenzialmente disastrose per miliardi di persone.

Nel documento intitolato “Lo stato dei diritti umani nel mondo”, Amnesty denuncia una deriva autoritaria alimentata dalla politica americana, che avrebbe “aggravato violazioni già esistenti, compromettendo decenni di progressi” e favorendo un ritorno a una “nuova era brutale” caratterizzata da avidità aziendale e governi illiberali.

Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty, sottolinea come “il disprezzo del presidente Trump per i diritti universali e per le istituzioni multilaterali abbia ulteriormente incoraggiato leader e movimenti ostili ai diritti a intensificare i loro attacchi”. Tra i casi più emblematici, Amnesty cita il genocidio a Gaza, trasmesso “in diretta streaming ma inascoltato”, oltre alle gravi situazioni in Sudan, Myanmar e nella Repubblica Democratica del Congo.

Nel mirino anche il governo italiano, accusato di politiche migratorie repressive. Il rapporto denuncia tentativi di “screditare i giudici” contrari alla detenzione dei migranti nei centri in Albania, compromettendo la loro indipendenza, e l’intento di “esaminare le richieste d’asilo fuori dal territorio nazionale”. L’Italia viene inoltre criticata per il sostegno alla Libia, dove i migranti sono detenuti in condizioni di “gravi violazioni dei diritti umani”.

Preoccupanti anche le condizioni nei centri di rimpatrio, descritti come “gabbie spoglie” con servizi igienici inadeguati. Amnesty segnala anche che tre procedure speciali dell’ONU hanno espresso preoccupazione per le restrizioni imposte ai difensori dei diritti umani impegnati nel salvataggio in mare, attività che l’Italia “continua a ostacolare”.

Sul fronte interno, il rapporto condanna alcune disposizioni del ddl Sicurezza che “restringono il diritto alla riunione pacifica” e segnala un uso eccessivo della forza da parte della polizia durante diverse manifestazioni. Emblematico il caso di Pisa, dove a febbraio “la polizia ha colpito con i manganelli studenti minorenni” che protestavano in solidarietà con la Palestina.

Infine, Amnesty punta i riflettori anche sul tema dei femminicidi: 95 donne uccise in ambito domestico nel 2024, 59 delle quali per mano di partner o ex partner. Il comitato CEDAW ha espresso preoccupazione per la diffusa violenza di genere e per la scarsa incidenza delle denunce. Criticata anche la legislazione italiana sullo stupro, che ancora “non riconosce il concetto di consenso”.

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