“I leader europei blindano le frontiere senza creare canali d’ingresso sicuri per chi scappa. E con i compact chiedono ai Paesi africani di ‘vendere’ i propri cittadini, anche per interessi elettorali”
Roma – 24 ottobre 2016 – Le risposte dei governi europei ai flussi migratori sono “unicamente securitarie” e badano solo agli arrivi, dimenticando “il dato principale, e cioè gli oltre 4000 morti in mare”. Lo scrive l’Arci in un’analisi delle conclusioni del Consiglio Europeo del 20 ottobre e delle due misure proritarie identificate dai leader riuniti a Bruxelles.
“La prima é quella che prevede di rinforzare il controllo delle frontiere esterne, senza porsi il problema dell’ingresso dei richiedenti asilo, né di come i migranti siano così costretti a cercare nuove rotte, sempre più insicure. Ancora una volta non si è discusso dell’introduzione di vie d’acceso legali e sicure per chi scappa in cerca di protezione verso l’UE. La seconda invece é strettamente legata alla politica di esternalizzazione: investimenti privati e fondi allo sviluppo che dovrebbero convincere gli stati Africani a collaborare per bloccare le partenze e facilitare i rimpatri. Il modello ‘Turchia’ di esternalizzazione applicato all’Africa”.
I primi cinque paesi con quali l’Ue vuole stringere questi patti sono Niger, Mali, Senegal, Nigeria ed Etiopia. “Paesi – ricorda l’Arci – con equilibri instabili, attraversati da conflitti, che saranno ulteriormente destabilizzati da questa elargizione irrazionale di fondi. Paesi che dovranno ‘vendere’ i propri concittadini in nome della collaborazione con l’Europa”.
Queste politiche, denuncia l’associazione, rispondono anche agli interessi elettorali degli Stati Membri: “I compact infatti prevedono un meccanismo di moltiplicazione dei fondi grazie agli investimenti di imprese europee nel mercato africano con i fondi di garanzia europei. Si capisce perché l’Italia è doppiamente interessata a difendere questo modello, non solo si agisce nei paese di provenienza dei migranti che giungono sulle nostre coste, ma si apre anche alle imprese italiane un nuovo mercato”.
“Poco importa – denuncia l’Arci – se il prezzo di questi interessi sono le vite di migliaia di uomini, donne e bambini in fuga. Poco importa se l’Etiopia sta compiendo in questi giorni un vero e proprio massacro di una parte minoritaria della sua popolazione, gli Oromo, e che la Nigeria non riesce a gestire una situazione caratterizzata da insicurezza e terrorismo e che è causa di così numerose partenze che fanno dei nigeriani la prima popolazione che arriva sulle nostre coste”.