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Arrivederci Napolitano, presidente (inascoltato) dei nuovi italiani

Nei suoi anni al Quirinale ha atteso invano una riforma della cittadinanza. E ha sognato un'Italia "luogo di aperta convivenza civile a cui tutti i migranti potranno guardare con fiducia"

Roma – 14 gennaio 2015 – Giorgio Napolitano torna a casa e chissà quanti rimpianti lascia al Quirinale. Tra le ormai vuote stanze della presidenza della Repubblica si aggireranno ora come fantasmi anche i suoi appelli perché l'Italia riconosca come figli  un milione di giovani cresciuti qui, ma considerati dalla legge stranieri.

Un tema, quello della riforma della cittadinanza, affrontato con forza e più volte nei suoi nove anni da Presidente della Repubblica, rivolgendosi alle forze politiche con toni anche inusitati per il suo ruolo istituzionale. Ed esponendosi al fuoco di fila di quanti considerano immigrati anche le seconde generazioni.

 "È un'autentica follia, un'assurdità negare loro la cittadinanza”, diceva Napolitano,  una cosa “inconcepibile”. "Senza questi ragazzi – spiegava – il nostro Paese sarebbe decisamente più vecchio e avrebbe minore capacità di sviluppo. Senza il loro contributo futuro alla nostra società e alla nostra economia, anche il fardello del debito pubblico sarebbe ancora più difficile da sostenere”.

Chi lo è stato a sentire?

Non il Parlamento, che dopo anni di annunci, scontri e poco confronto, ancora non riesce a partorire la riforma. Il fronte più avanzato è nella commissione affari costituzionali della Camera, da dove dovrebbe uscire un testo unificato da portare in Aula, ma sono mesi che l'argomento non torna all'ordine del giorno. E dal governo, finora, sono arrivate solo promesse, puntualmente procrastinate.

Napolitano se ne va e chissà se e con quanta forza il suo successore porterà avanti le sue battaglie. Come quella “contro ogni forma di razzismo”, foriero di “violenze e di forme inammissibili di mortificazione della libertà e serenità delle persone e dei gruppi assunti come bersaglio”. O i suoi continui appelli all'Ue, perché non consideri come un problema solo italiano i “flussi di disperati che attraversano il Mediterraneo”e perché metta a punto una “strategia europea” per fermare le stragi del mare.

In uno dei suoi messaggi, Napolitano spiegò bene cosa sono gli immigrati. “Una componente essenziale della popolazione, come forza lavoro e anche fonte di energia vitale per una società che invecchia. L'ostilità nei confronti dell'immigrazione deve perciò essere considerata un rifiuto della realtà, frutto di ingiustificate paure troppo spesso alimentate nel dibattito pubblico".

"Un Paese che torni a crescere, che voglia essere un luogo di aperta convivenza civile è l'Italia a cui tutti i migranti potranno guardare con fiducia. Ed è l'Italia – concluse – che auguro a tutti noi". Arrivederci, Presidente.

Stranieriinitalia.it

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