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Assindatcolf chiede una revisione del Decreto Flussi: “Pochi badanti, serve maggiore flessibilità”

Roma, 3 settembre 2024 – La domanda di assistenza familiare in Italia è in costante crescita, un fenomeno inevitabile considerato l’invecchiamento della popolazione. Attualmente, il 70% degli assistenti familiari, che svolgono il ruolo cruciale di colf, badanti e baby sitter, proviene da paesi stranieri. Tuttavia, la disponibilità di questi lavoratori non riesce a tenere il passo con le esigenze delle famiglie italiane. Questo squilibrio è stato già segnalato da diverse organizzazioni del settore, e ora anche Assindatcolf, l’associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, si unisce al coro di chi chiede una revisione urgente del Decreto Flussi.

Il Decreto Flussi non basta: Assindatcolf sollecita interventi mirati

Il Decreto Flussi è lo strumento utilizzato dal Governo italiano per regolare l’ingresso di lavoratori stranieri nel Paese. Tuttavia, secondo Assindatcolf, le quote previste per il settore domestico sono ampiamente insufficienti. “Le attuali procedure legate al Decreto Flussi, a partire dal click day, non sono adatte a rispondere alle esigenze di assistenza familiare”, ha dichiarato Andrea Zini, presidente dell’associazione. Questo sistema, infatti, prevede un numero limitato di quote per i lavoratori domestici non comunitari, il che rende difficile soddisfare la crescente richiesta di assistenza da parte delle famiglie.

Proposte per un sistema più flessibile e aderente alle necessità delle famiglie

Assindatcolf propone una serie di modifiche che potrebbero migliorare la situazione. In primo luogo, l’associazione chiede di uscire dal rigido sistema delle quote stabilite nei Decreti Flussi, eliminando la logica del click day e permettendo la presentazione delle domande in qualsiasi momento dell’anno. Questa modifica permetterebbe di rispondere in modo più flessibile al fabbisogno delle famiglie, che non è prevedibile con anni di anticipo.

Un’altra proposta riguarda la semplificazione delle procedure per l’ingresso dei lavoratori stranieri e l’introduzione di un permesso di soggiorno vincolato all’attività domestica, della durata di un anno, rinnovabile solo se si dimostra di aver lavorato in modo continuativo. Questo strumento, secondo Assindatcolf, aiuterebbe a garantire una maggiore continuità lavorativa e a ridurre il turnover nel settore.

Le quote non bastano: una richiesta di gestione diretta da parte delle associazioni

Nel caso in cui le richieste di una maggiore flessibilità non fossero accolte, Assindatcolf propone un’ulteriore soluzione: la gestione delle quote destinate al settore domestico da parte delle associazioni datoriali più rappresentative, come già avviene per il settore agricolo. Questa gestione permetterebbe di adeguare le quote al reale fabbisogno del mercato, evitando carenze di personale.

Secondo le stime del Rapporto 2024 Family (Net) Work di Assindatcolf, nel 2025 le famiglie italiane avranno bisogno di circa 18.626 lavoratori domestici non comunitari. Tuttavia, il prossimo Decreto Flussi, previsto per febbraio, stabilisce solo 9.500 quote, molte delle quali non destinate all’assistenza familiare. Un numero che appare chiaramente insufficiente per rispondere alla crescente domanda di assistenza.

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