in

Attori e registi si schierano con gli immigrati

 

Dopo i film presentati alla Mostra del Cinema di Venezia, arriva anche l’appello: “Vogliamo una società meno soggetta al razzismo e più aperta al dialogo con i nuovi cittadini”

 

 

Roma – 2 settembre 2011 – Sul grande schermo e non, i protagonisti alla Mostra del Cinema di Venezia 2011 sono gli immigrati. In questa edizione del festival infatti, i registi italiani hanno scelto di affrontare questo tema di estrema attualità, con ben tre film in gara ed uno fuori concorso (leggi anche “Gli immigrati sbarcano a Venezia”).

Ma oltre alla “macchina da presa” i registi e gli attori sono voluti andare oltre la loro opera di narrazione, decidendo di lanciare un appello affinché “si costruisca una società meno soggetta a chiusure e derive xenofobe – scrivono – e più preparata a comprendere i flussi d’ immigrazione e a dialogare con i nuovi cittadini”.

Primo firmatario del documento è stato il regista Andrea Segre che l’anno scorso presentò un documentario sulle violenze di Rosarno. A lui hanno fatto seguito altri protagonisti del mondo del cinema, come Guido Lombardi, Marco Paolini, Giuseppe Battiston, Valerio Mastrandrea, Elio Germano, Roberto Citran, Gaetano Di Vaio, Luca Bigazzi, Francesco Bonsembiante, Marco Tullio Giordana, Daniele Vicari, Daniele Gaglianone

Nella lettera, attori registi e produttori, chiedono soluzioni concrete contro “l’eccidio intollerabile” dei profughi in fuga da paesi in guerra come la Libia, con la possibilità di riconoscergli la protezione umanitaria in Italia. Tra le richieste anche una maggiore attenzione nelle scelte di politica internazionale come lo “scellerato” accordo con Gheddafi sui respingimenti in mare.

Le attenzioni dell’appello sono rivolte anche alla possibilità di abolire il reato di clandestinità e di migliorare le condizioni di accoglienza nei Cara. Infine l’ultima richiesta è il rinonoscimento della cittadinanza per seconde generazioni, i figli di immigrati  nati o cresciuti in Italia.

Marco Iorio

 

Di seguito il testo integrale dell’appello

Con questo appello noi registi, attori, produttori e artisti del mondo del cinema vogliamo lanciare un messaggio all’opinione pubblica e alle istituzioni, per contribuire con la nostra voce, oltre che con i nostri racconti, alla costruzione di una società meno soggetta a chiusure e derive xenofobe e più preparata a comprendere i flussi di immigrazione e a dialogare con i nuovi cittadini.

Chiediamo che:

1.     Si intensifichino gli sforzi a livello internazionale per ridurre l’eccidio intollerabile di profughi in fuga dalla Libia. E’  disumano ciò che è successo dal marzo 2011 ad oggi: civili in fuga da un Paese sotto attacco militare sono stati lasciati completamente soli ad affrontare il mare, con un bilancio di almeno 1500 vittime. E’ dovere umanitario internazionale ed italiano in primis, fare di tutto perché chi fugge da una guerra a cui il nostro stesso paese partecipa, peraltro con l’obiettivo dichiarato di proteggere i civili, sia adeguatamente tutelato.

2.     Si riconosca senza esitazione a tutti i profughi in fuga dalla Libia la possibilità di ottenere o una protezione umanitaria in Italia o, se espressamente richiesto dalla persona interessata, un rimpatrio assistito nel proprio Paese di provenienza.

3.     Contemporaneamente ci si impegni a non replicare mai in futuro la scellerata politica dei respingimenti, attivata nel maggio 2009 con l’allora “amico” Gheddafi nonostante le denunce di vari organismi internazionali. Nessun respingimento in mare è accettabile, né verso la Libia né verso altri Paesi, come purtroppo sembra stia succedendo nelle ultime settimane verso la Tunisia.

4.     Venga abolito il reato di clandestinità e si blocchi il prolungamento a 18 mesi della detenzione nei CIE, Centri di Identificazione ed espulsione, la cui organizzazione e funzione va completamente ripensata essendo diventati luoghi di intollerabile sospensione dei diritti, di forte umiliazione delle dignità personali e di isolamento civile e democratico. Venga a questo proposito revocata la circolare ministeriale che impedisce l’accesso di giornalisti e altri osservatori nei Centri stessi.

5.     Venga pensato e finanziato un vasto programma di diffusione culturale e sociale di pratiche di accoglienza e integrazione. Da una parte vengano rivisti i modi di gestione dei vari centri di accoglienza, in particolare i CARA (Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo), troppo spesso ridotti a semplici dormitori isolati e spersonalizzati; dall’altra si attivino percorsi culturali di conoscenza, incontro e informazione per ricostruire una società aperta e solidale.

6.     Venga riconosciuta la piena cittadinanza ai giovani 2g, ovvero i cittadini cresciuti in Italia ma figli di stranieri.

 

 

Clicca per votare questo articolo!
[Totale: 0 Media: 0]

Censimento. I Comuni fanno marcia indietro e assumono immigrati

Autunno caldo per i precari dell’immigrazione