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Anche la Cgil “dice no” alla tassazione delle rimesse degli immigrati

 

Piero Soldini (Cgil): “regolarizziamo le rimesse. La questione va affrontata in un contesto di cooperazione internazionale”

 

 

Roma – 27 agosto 2011 – Continua la polemica intorno alla proposta di tassare le rimesse degli immigrati, questa volta ad esprimersi in merito è stata la Cgil che ha fatto una stima del volume dei soldi spediti all’estero dagli stranieri.

La somma totale delle rimesse che ogni anno partono dall’Italia sono circa 10-12 miliardi di euro all’anno, secondo le stime della Cgil, denaro che gli immigrati presenti in Italia inviano nel loro Paese d’origine. Questi soldi però non sempre arrivano attraverso i circuiti di trasferimento di denaro abilitato, come i 34mila centri di Money trasfert presenti in Italia.

Solo in minima parte le rimesse vengono trasferite attraverso il sistema bancario, mentre cifre consistenti vengono trasferite in nero o in modo non regolare. Negli ultimi giorni questi fondi sono finiti nel mirino della Lega che sulla ‘Padania’ chiedeva di “assoggettare a prelievo fiscale ogni invio di somme di denaro con una trattenuta alla fonte da parte della banca o finanziaria che trasmette” in modo da “tassare le rimesse all’estero degli immigrati che evadono le tasse”.

Secondo la Cgil questa proposta “non è attuabile” proprio perché, secondo loro, le prime vittime di un sistema “‘ambiguo’ dell’invio delle rimesse nel Paese d’orgine, sono gli stessi migranti.

“Il tema delle rimesse degli immigrati verso il loro paese d’origine -sottolinea Piero Soldini, responsabile dipartimento immigrazione della Cgil- e’ un tema molto importante, ed e’ un fenomeno di grandi dimensioni per molti Paesi, in cui spesso rappresentano una delle prime voci di entrata nella bilancia dei pagamenti, come d’altronde avveniva fino agli anni ’60 per il nostro Paese. “.

“Gli immigrati sono già molto ‘taglieggiati’ –sottolinea il sindacalista- il trasferimento delle rimesse e’ molto costoso, e spesso i migranti, quasi nel 50% dei casi, per spendere di meno, utilizzano delle forme di trasferimento alternativi, affidandosi a soggetti che riportano i soldi nel Paese d’origine, ma con un alto rischio di perdere l’intero capitale”.

Per questo, secondo Soldini, non si sente l’esigenza di tassare ulteriormente gli immigrati. “Se uno vuole affrontare la questione delle rimesse -spiega- lo deve fare per creare un sistema efficiente e non certo per applicare un ulteriore ‘tagliola’ ai redditi che gli immigrati si guadagnano regolarmente da vivere qui nel nostro Paese” E la soluzione, secondo Soldini, sta proprio il un rapporto più stretto con il mondo bancario.

“Noi in passato abbiamo sviluppato un’iniziativa di concerto con il mondo bancario -spiega il sindacalista- per realizzare un percorso per le rimesse che sia sicuro ed efficiente, e gestito appunto dalle banche. La strada da percorrere e’ questa”.

Soldini lancia quindi una proposta sempre sulla via della ‘regolarizzazione’ delle rimesse. “Perche’ non affrontare il problema delle rimesse verso i paesi d’origine di concerto con quello della cooperazione internazionale?. Le rimesse degli immigrati potrebbero essere convogliate non solo per il sostentamento della propria famiglia ma anche essere collegate alla realizzazione di progetti collettivi per il territorio d’origine” – conclude il sindacalista.

 

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