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Cittadinanza. Fini: “Serve un riforma”

"Seconde generazioni non possono essere cittadini di serie B". Chiti (Pd): "Subito legge su jus soli", la Lega frena sulle naturalizzazioni

Roma – 20 dicembre 2008 – "Credo che il Parlamento dovrebbe discutere sull’opportunità di rivedere i meccanismi di acquisizione della cittadinanza, non come mero decorso del tempo ma come adesione ai valori".

Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, aprendo a Montecitorio il convegno in occasione della la giornata italiana per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. "Integrarsi – ha spiegato – vuol dire sentire la società come una patria, cioè una seconda patria. Non si tratta solo di un riferimento anagrafico ma di una piena adesione ai valori fondanti della società".

Il presidente della Camera ha quindi parlato delle seconde generazioni. Quelli "che spesso risiedono da anni nel nostro Paese devono poter ricevere tutti gli strumenti necessari per preparare il loro futuro di italiani. Non dovranno essere, né sentirsi mai cittadini di serie B, ma protagonisti a pieno titolo della vita collettiva, del possesso effettivo degli strumenti linguistici e culturali che possano permettere loro di integrarsi nella comunità nazionale".

Chiti: "Italiano chi nasce qui"
"L’investimento più giusto e più grande è quello verso i minori che sono in Italia senza essere cittadini italiani: sono i figli di immigrati. Sono qui con un permesso di soggiorno legale. Guai a pensare che questi bambini non abbiano gli stessi diritti degli altri" ha chiosato il vicepresidente del Senato Vannino Chiti, anche lui intervenuto al convegno.

"I diritti fondamentali, sanciti nella nostra Costituzione -ha sottolineato l’esponente del Pd- sono di tutti i bambini che si trovano nel nostro Paese, senza eccezione alcuna. Comunque siano entrati in Italia, comunque siano entrati in Italia i loro genitori, i loro diritti sono gli stessi dei figli di italiani".

"Impegniamoci tutti insieme  – ha rilanciato Chiti – ad adottare subito un provvedimento, che esiste in altri paesi, ad esempio in Francia: un bambino che nasca in Italia da genitori immigrati deve da subito poter assumere la cittadinanza italiana, senza dover aspettare la maggiore età e procedure burocratiche complesse".

La Lega "di traverso"
"Non abbiamo nulla in contrario a rivedere i criteri per l’acquisizione della cittadinanza italiana, però mettiamo un paletto molto preciso, che e’ quello della nostra indisponibilità a scendere sotto l’attuale previsione dei 10 anni di permanenza regolare in Italia per poterla richiedere" commenta  il vicecapogruppo della Lega alla Camera Luciano Dussin.

"Precisato questo -aggiunge- se si vuole intervenire aggiungendo ulteriori requisiti, come ad esempio esami, colloqui, per verificare se da parte di chi richiede la cittadinanza ci sia, per usare le parole di Fini, ‘la piena adesione ai valori fondanti’ della nostra società, per noi va bene, purché siano, appunto, criteri aggiuntivi. Ma non si pensi di scardinare il requisito dei 10 anni, perché noi -conclude Dussin- ci metteremmo di traverso come abbiamo fatto nelle ultime 4 legislature".

EP

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