Una delibera eviterebbe le elezioni anticipate a Roma. Allungando però la distanza tra i rappresentanti degli immigrati e quelli dei cittadini italiani.
Roma – 28 ottobre 2008 – I “consiglieri aggiunti”, rappresentati dei cittadini stranieri che vivono e lavorano nella Capitale, non seguiranno più la sorte dei colleghi italiani. Il loro mandato durerà cinque anni, indipendentemente dalle vicende politiche del Comune, e sarà quindi blindato dal rischio di elezioni anticipate.
È la proposta, arrivata ieri pomeriggio in Campidoglio, su cui il consiglio comunale dovrebbe esprimersi venerdì prossimo. Il testo della delibera porta la firma degli stessi consiglieri aggiunti in carica (Victor Emeka Okeadu, Romulo Salvador Sabio, Madisson Bladimir Godoy Sanchez, Tetyana Kuzyk) e di un gruppo di consiglieri comunali provenienti da tutti gli schieramenti dell’aula Giulio Cesare.
La delibera
“Le elezioni dei consiglieri aggiunti si tengono nell’anno in cui si procede al rinnovo del Consiglio comunale e dei Consigli dei municipi, in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno ovvero tra il 15 ottobre e il 15 dicembre” recitava il vecchio regolamento. Considerato che la Capitale ha cambiato amministrazione la scorsa primavera, dopo le dimissioni del sindaco Veltroni, entro dicembre andavano indette anche le elezioni dei consiglieri aggiunti.
La nuova delibera cambierebbe però il regolamento, prevedendo che “le elezioni dei consiglieri aggiunti si tengono nel quinto anno solare successivo a quello in cui si sono svolte quelle precedenti, indipendentemente dalla durata del Consiglio cui appartengono”. La regola si applicherebbe da subito, e prorogherebbe quindi fino al 2011 il mandato dei 4 consiglieri che già siedono in Campidoglio e dei 19 eletti nei Municipi.
A giustificare questa scelta, ci sarebbe la volontà, premette la delibera, di “assicurare una maggiore stabilità al mandato dei consiglieri aggiunti”. Anche alla luce del fatto che questi “esprimono una rappresentanza diversa da quella che legittima la composizione e la durata del consiglio comunale, anche in relazione alla loro posizione all’interno dell’assemblea in cui sono eletti e alle prerogative da essi esercitate”.
Consiglieri a parte
Consiglieri salvi, quindi, e un bel risparmio per le casse del Comune, che non dovrà organizzare nuove elezioni. Ma la delibera, specialmente per le sue premesse, fa riflettere.
I consiglieri aggiunti, pur non avendo diritto di voto, partecipano alle sedute di commissioni e consigli, possono presentare delibere, mozioni e ordini del giorno, ricevere informazioni ed esprimere opinioni. Nulla impedisce loro, quindi, di occuparsi di parcheggi, asili nido e piano regolatore, e questo perché i loro elettori sono sì immigrati, ma anche e soprattutto cittadini di Roma che vivono problemi e opportunità della Capitale così come chi è romano da sette generazioni.
Nella strettoie della normativa vigente, che non dà il voto agli immigrati, i consiglieri aggiunti sono insomma la massima forma possibile di rappresentanza e partecipazione all’amministrazione locale. Ora però rischiano di diventare una cosa a parte, perché esprimono una “rappresentanza diversa” e, come dice la delibera, hanno altre “prerogative”. Vanno trattati, quindi, diversamente dagli altri consiglieri.
Se questa è la strada, non ci vorrà molto per arrivare ad altre modifiche. Ad esempio prevedendo che i consiglieri aggiunti parlino solo se interpellati, quando la giunta o il consiglio comunale (quello vero) lo riterranno opportuno.
Elvio Pasca