Il bilancio positivo del progetto di Unioncamere e Ministero del Lavoro per sostenere gli aspiranti imprenditori immigrati. Guerra: “Sono una risorsa per crescita e progresso”. Dardanello: “Promuovere integrazione attraverso l’impresa e il mercato”
Roma – 13 novembre 2012 – C’è Cesar Avelino Torres Meja, che vuole aprire ad Ancona un ristorante peruviano dove assistere anche a spettacoli di musica e danza o acquistare prodotti tipici. Oppure Lorana Marai Cuentas Monsalve, arrivata dalla Colombia a Milano per creare nella capitale del fashion una linea di scarpe, borse e accessori. Il business che ha in testa El Aich Abdelaziz, marocchino di Bergamo, è centrato sulla raccolta di oli alimentari esausti utilizzati dalle famiglie in cucina. Mohammed Fuad Abdulla è arrivato dal Ghana a Lampedusa un anno e mezzo fa e oggi vorrebbe aprire a Bari un officina per riparare le biciclette.
Quattro storie, quattro idee, pescate tra i 492 immigrati che si sono rivolti agli sportelli attivati dalle Camere di commercio aderenti a “Start it up. Nuove imprese per cittadini stranieni”. Un progetto nato per sostenere percorsi di crescita professionale e fornire competenze basilari per lo start-up di imprese e/o di lavoro autonomo a cittadini extracomunitari regolarmente residenti in Italia.
Avviato a metà dello scorso anno, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e realizzato in collaborazione con Unioncamere, ha coinvolto dieci Camere di commercio – Ancona, Bari, Bergamo, Catania, Milano, Roma, Torino, Verona, Vicenza e Udine. E oggi si chiude con un bilancio positivo: 434 immigrati hanno beneficiato dei servizi di orientamento, formazione e assistenza offerti dalle Camere e 409 hanno anche elaborato un vero e proprio business plan per la creazione di un’impresa.
Andranno tutti a rimpolpare l’esercito delle imprese gestite da immigrati, che secondo sono ormai 364mila, il 6% del totale, e nel terzo trimestre 2012 sono cresciute 7 volte di più della media registrata tra le aziende italiane. L’identikit degli aspiranti imprenditori immigrati tracciato da “Start It up” li vuole prevalentemente giovani e di istruzione elevata, equamente distribuito tra entrambi i generi e nella maggior parte dei casi provenienti dall’Africa o dall’America latina. Meno frequenti i partecipanti provenienti dall’Europa non UE e dall’Asia.
Intervenendo oggi alla chiusura del progetto, il sottosegretario al Lavoro Cecilia Guerra ha sottolineato che “soprattutto in un momento di crisi economica come è importante riflettere su come valorizzare al meglio le risorse umane disponibili quali fattori di crescita e progresso della società. Gli immigrati, e in particolare quelli disoccupati o che svolgono lavori per i quali sono sovra qualificati, rappresentano una risorsa inutilizzata e uno spreco di capitale umano, certamente in danno della loro condizione personale, ma soprattutto dello sviluppo della condizione dell’intera società di accoglienza”.
Il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, ha ricordato che “la promozione e il sostegno all’imprenditorialità sono tra i principali obiettivi del Sistema camerale”, un obiettivo coniugato da Start it up “con quello di favorire una maggiore coesione sociale nei territori, promuovendo processi di integrazione dei cittadini immigrati attraverso l’impresa e il mercato. C’è una forte propensione imprenditoriale da parte di chi decide di migrare in Italia, ma questa va accompagnata con servizi reali in modo che nascano imprese capaci di stare sul mercato e di essere parte attiva della società civile.”
Sintesi dei risultati del progetto Start it up