Oggi hanno manifestato per le vie dell’isola. Sono soprattutto eritrei bloccati da settimane nel centro di contrada Imbriacola. Sanno che se lasceranno le impronte dovranno rimanere in Italia
Lampedusa – 17 dicembre 2015 – “No fingerprinting”, “We are refugees”, “We are escaping from war”. Cartelli in inglese, perchè non conoscono l’Italiano e forse anche per farsi capiire da quell’Europa che vorrebbe bloccarli da noi in nome del regolalento di Dublino. Gli oltre duecento profughi che protestano a Lampedusa vorrebbero invece essere liberi di raggiungere altri Paesi europei, dove hanno parenti o amici che li stanno già aspettando.
Stamattina hanno sfilato fino in Comune, chiedendo di non essere identificati. Lasciare le impronte digitali vorrebbe infatti dire dover chiedere asilo per forza in Italia. Sono per lo più eritrei, poi c’è qualche siriano, somali, sudanesi. Alcuni di loro dicono di essere nel centro di contrada Imbriacola, ormai un hotspot, dall’inizio di novembre. Teoricamente eritri e somali potrebbero mirare alla relocation in altri paesi Ue, di fatto però il meccanismo è ancora bloccato e comunque non garantisce di poter andare dove si vuole.
Finito il corteo, i profughi sono ritornati nel centro, ma per alcuni la protesta continua con uno sciopero della fame. “Il rifiuto dell’identificazione tramite le impronte digitali e’ dettato dalla certezza di dover restare in Italia, effetto contorto dell’antistorico e anacronistico trattato di Dublino. I migranti sanno bene che la procedura dell’identificazione impedirebbe di proseguire il proprio viaggio verso i paesi europei dove risiedono grandi comunita’ e, spesso, le loro famiglie” conferma Erasmo Palazzotto, deputato di Sinistra Italiana e componente dell’ufficio di presidenza della commissione parlamentare sul sistema di accoglienza.
“La stessa UE – sottolinea l’esponente di Sel – ammette il fallimento delle politiche di ricollocazione dei migranti nei paesi dell’unione. Per i migranti questo significa restare a tempo indefinito in Italia o, peggio, rientrare tra i destinatari del provvedimento di respingimento differito che stanno avendo un impennata, in molto casi senza che ai migranti siano fornite le informazioni previste dalla legge”.
“Renzi – conclude il deputato – deve fare di piu’, portando in Europa il tema del superamento di Dublino. Senza sostanziali modifiche del trattato l’Italia non potra’ affrontare l’emergenza”.