Confermato per un altro anno il rinvio delle autocertificazioni per i permessi di soggiorno e altre pratiche dell’immigrazione. Il problema? “I ministeri non dialogano”
Roma – 25 febbraio 2016 – Il Parlamento conferma. Anche quest’anno gli immigrati dovranno passare ore in fila a chiedere “pezzi di carta”. Impossibile, per loro, presentare autocertificazioni: la pubblica amministrazione non è ancora in grado di verificarle
Eppure da 2012 è in vigore una legge che vieta agli uffici pubblici di chiedere o rilasciare certificati da utilizzare in altri uffici pubblici. Esempio: la Asl vuole sapere dove sei residente? Puoi presentare un’autocertificazione (dichiarazione sostitutiva), se poi la Asl vuole controllare può collegarsi da sola all’anagrafe. Questa regola generale, però, ha un’eccezione: non vale per le “speciali disposizioni contenute nelle leggi e nei regolamenti concernenti la disciplina dell’immigrazione e la condizione dello straniero”.
Quindi, per gli stranieri, i certificati originali rimangono indispensabili. Per rinnovare un permesso per studio, per esempio, devono chiedere all’università e presentare in Questura quello che dice quanti esami hanno fatto, per un permesso per disoccupazione serve quello di iscrizione al centro per l’impiego e per la carta di soggiorno non possono fare a meno del casellario giudiziale.
Doveva trattarsi di un’eccezione passeggera, giusto il tempo di collegare telematicamente le Questure agli altri uffici pubblici, ma di proroga in proroga è rimasta valida fino a tutto il 2015. E ora il nuovo decreto Mille proroghe, convertito ieri definitivamente in legge dal Senato, l’ha prorogata di nuovo, portando al 31 dicembre 2016 il termine oltre il quale le autocertificazioni saranno utilizzabili anche nella burocrazia dell’immigrazione.
Sarà l’ultima proroga? Non ci crede più nessuno. Anche perché intanto non si vedono passi avanti.
“Questo ulteriore differimento – si legge una scheda preparata dal servizio studi della Camera dei Deputati . – è motivato dalla mancata adozione del decreto del Ministro dell’interno che deve individuare le modalità per l’acquisizione d’ufficio dei certificati del casellario giudiziale italiano, delle iscrizioni relative ai procedimenti penali in corso sul territorio nazionale, dei dati anagrafici e di stato civile, delle certificazioni concernenti l’iscrizione nelle liste di collocamento del lavoratore licenziato, dimesso o invalido, di quelle necessarie per il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi di studio nonché le misure idonee a garantire la celerità nell’acquisizione della documentazione”.
E perché il ministero dell’Interno ancora non fa uscire questo benedetto decreto? “La mancata adozione – spiegano ancora gli esperti di Montecitorio – è dovuta al protrarsi dei lavori avviati tra le amministrazioni competenti (Giustizia, Lavoro e Istruzione) per individuare le modalità di dialogo tra le banche dati da esse detenute”. Loro non dialogano, gli immigrati si mettono in fila.
Elvio Pasca