Saranno sotto la lente degli ispettori dell’Inps. "Spesso sfuggono alle regole su lavoro e previdenza sociale"
Roma – 19 agosto 2009 – Le imprese etniche sono nel mirino degli ispettori dell’Inps. Phone center, kebabberie, imprese edili e tante altre realtà create da immigrati che si sono messi in proprio sono ormai sorvegliate speciali nei controlli contro il lavoro irregolare.
La conferma arriva dall’Istituto nazionale di previdenza sociale, che alla fine di luglio ha annunciato: “Sono state estratte sull’intero territorio nazionale una serie di aziende manifatturiere e del commercio nei confronti delle quali effettuare un’azione ispettiva durante il periodo dal 27 luglio al 31 dicembre 2009”.
In particolare, ci sarà una “specifica iniziativa nei confronti delle realtà economiche gestite da cittadini di paesi terzi o comunque organizzate con l’impiego di lavoratori prevalentemente appartenenti a paesi terzi”. “Realtà che molto spesso – nota l’Inps – sfuggono alla regolamentazione in materia di lavoro e previdenza sociale”.
Questa politica dei controlli era già stata annunciata dall’Inps lo scorso febbraio, quando sono state tracciate le linee di intervento delle attività di vigilanza.
In quell’occasione, l’istituto ha fatto riferimento alla direttiva europea che impegna i Paesi membri a controllare ogni anno almeno il 10% delle imprese, scelte in base a “un’analisi di rischio che tenga conto di fattori quali i settori in cui operano le imprese ed eventuali precedenti violazioni”. E, per lnps, le imprese degli immigrati sono a forte rischio di lavoro nero.
Delle imprese straniere, e delle difficoltà nei rapporti con le banche, parla anche l’ultimo rapporto di Bankitalia sulle economie regionali. A parità di caratteristiche dell’impresa e dell’imprenditore, il costo del credito per le ditte individuali costituite da extracomunitari risulta infatti superiore del 60% rispetto a quello per le ditte costituite da nati in Italia.
Elvio Pasca