Di Natale: “Mancano uomini e mezzi”. E il reato di clandestinità rimane sulla carta
Roma – 29 marzo 2011 – Il reato di clandestinità sarà anche un fiore all’occhiello di Roberto Maroni, secondo il quale dovrebbe assicurare l’effettività delle espulsioni. Servirà per ben poco con gli sbarchi in Sicilia, perché non si possono indagare tutte le diciottomila persone arrivate dall’inizio di gennaio.
“L’iscrizione nel registro degli indagati per gli oltre 18.000 immigrati e’ obbligatoria, ma materialmente e’ impossibile. Non avremmo la capacità di poterli iscrivere tutti" spiega oggi il Procuratore di Agrigento, Renato Di Natale. Nei suoi uffici, territorialmente competenti per ciò che avviene a Lampedusa, "mancano sia le risorse umane che i computer" .
"E’ un problema molto serio – aggiunge il procuratore -e non sappiamo come affrontarlo. D’altro canto, l’iscrizione e’ obbligatoria e dovuta, come prevede la legge, e non possiamo non farla perché sarebbe un’omissione d’ufficio”. Ma a quanto pare di omissioni ce ne saranno inevitabilmente tante, per il reato di immigrazione clandestina, ma anche per le dichiarazioni di false generalità o la mancata esibizione di documenti d’identità, peccatucci piuttosto diffusi tra gli sbarcati.
Di Natale lancia anche una proposta: “Scaglionare le iscrizioni dei migranti nelle varie Procure delle città in cui gli extracomunitari verranno smistati". Verrà accolta? Chissà. Agrigento è certo vittima dell’emergenza sbarchi, ma anche nel resto d’Italia il reato di immigrazione clandestina ha già ingolfato le Procure.
EP