È una delle proposte che il governo porterà al consiglio dei ministri dell’Interno. Difficile convincere i nostri partner Ue
Roma – 10 marzo 2015 – L’immigrazione sarà uno dei punti principali all’ordine del giorno del consiglio dei ministri dell’Interno dell’Ue che si riunirà venerdì e sabato a Bruxelles. L’Italia metterà sul tavolo delle proposte per affrontare l’emergenza umanitaria in atto nel Mediterraneo.
I numeri fotografano un climax preoccupante. Dal 1 gennaio sono arrivati sulle nostre coste o sono stati soccorsi in mare già una settantina di barconi, con a bordo oltre 9 mila persone. Nello stesso periodo dello scorso anno la conta dei profughi si fermava a meno di 6 mila.
Nella stragrande maggioranza dei casi, i barconi erano partiti dalla Libia. Non è però con un blocco navale davanti alle coste del paese nordafricano, pure invocato da più parti, che il nostro governo pensa di intervenire.
L’Italia chiederà invece un rafforzamento di Triton, l’operazione condotta dall’agenzia europea Frontex che ha preso il posto di Mare Nostrum ma ha uomini, mezzi e raggio d’azione insufficiente. Chiederà inoltre un ulteriore aiuto a Bruxelles per l’accoglienza, visto che le strutture disponibili sono ormai quasi sature.
L’obiettivo principale, però, rimane evitare le partenze. Come? Offrendo ai profughi un canale di ingresso in Europa regolare e alternativo alle pericolosissime traversate del Canale di Sicilia.
L’Italia spinge per la creazione di tre centri di raccolta dei profughi in Niger, Sudan e Tunisia, un piano sul quale si è già confrontata con l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati e con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni. Dai quei centri i richiedenti asilo potrebbero inviare la domanda al paese Ue prescelto, dove verrebbero poi trasferiti se venisse accolta.
Sarà però difficile convincere i nostri partner Ue della bontà del progetto. Paesi come la Germania, finora relativamente “schermati” dagli sbarchi in Italia in forza al regolamento di Dublino, potrebbero infatti trasformarsi nella meta privilegiata dei richiedenti asilo. Saranno disposti a rischiare un boom di arrivi in nome della solidarietà europea?