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Profughi Nord Africa. Ultimi giorni per convertire i permessi o per i rimpatri assistiti

Scade la protezione umanitaria per chi è arrivato nei primi mesi del 2011. Se non si presenta domanda entro il 31 marzo scatta l’espulsione

 Roma – 28 marzo 2013 – O dimostrano che hanno un buon motivo per rimanere in Italia oppure devono tornare a casa. È il bivio di fronte al quale si trovano i profughi, soprattutto tunisini,  arrivati in Italia nei primi mesi del 2011 sulla scia delle primavere arabe e che per quel motivo hanno ottenuto un permesso per motivi umanitari, più volte prorogato.  

C’è chi intanto è andato in un altro paese europeo, chi è tornato a casa e chi ha trovato un’occupazione regolare e si è messo in tasca un permesso per lavoro. Tutti gli altri hanno pochi giorni per scegliere tra due opzioni.

“I cittadini beneficiari delle misure di protezione umanitaria – intima un recente decreto del presidente del Consiglio – possono presentare entro il 31 marzo 2013 domanda di rimpatrio assistito nel Paese di Provenienza o di Origine”.  La domanda va presentata alle organizzazioni umanitarie che gestiscono i programma di rimpatrio assistito, l’Oim, il Cir o la Caritas.

L’altra possibilità è  presentare, sempre entro il 31 marzo, “domanda di conversione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari in permessi per lavoro, famiglia, studio o formazione professionale”.  Naturalmente, devono esserci i presupposti per la conversione (ad esempio un contratto di lavoro), altrimenti la domanda verrà respinta.

Chi non sceglie una di queste due opzioni diventerà di fatto un immigrato irregolare e, spiega lo stesso decreto, rischierà “provvedimenti di espulsione ed allontanamento dal territorio nazionale”. Si salveranno solo i soggetti più vulnerabili: minori, famiglie che hanno bambini a scuola, donne incinte, malati o quanti possono dimostrare che ci sono “gravi ragioni di carattere umanitario che rendono impossibile o non ragionevole il rimpatrio”.

Elvio Pasca
 

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